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EDITORIALE Attesa… di che cosa o di chi?
Eccoci allora dentro l’Avvento, tempo di gioia certo, come una madre che attende la nascita del suo figlio, per questo figura importante in questo periodo è la Vergine Maria, la donna del Si e del Magnificat, facciamoci avvolgere da Lei, dal suo manto; iniziamo anche la novena a lei , che veneriamo come Immacolata Concezione, donna prescelta da Dio, piena di Grazia. Don Davide!
I FATTI DELLA SETTIMANA ■ Festa della musica.
Lorenzo Impagliazzo
■ INCONTRO CON PAPA FRANCESCO
Francesca Sanna
■ La Chiesa e l’ideologia gender. La nostra società, caratterizzata da un forte individualismo e liberismo, favorisce il diffondersi della così detta ideologia gender. Secondo questa teoria l’orientamento sessuale (gender) di una persona non è determinato dal sesso (maschile o femminile) ma è condizionato dall’ambiente e dalla società. Per cui bisogna liberarsi dal condizionamento della società e ognuno deve poter scegliere liberamente il suo orientamento sessuale che può non corrispondere con la sua sessualità biologica. Per cui si possono avere diversi orientamenti sessuali (genere maschile, femminile, neutro, bis gender, trans gender, ecc.). Il rapporto di coppia può comportare più amori, che includono più di due individui e la durata del legame è variabile. Inoltre questa ideologia si appella al riconoscimento pubblico della libertà di scelta del genere, in contrapposizione al matrimonio tra uomo e donna considerato un residuo della società patriarcale. Si vorrebbe che la società garantisse tale diritto, non riconoscerlo sarebbe una forma di discriminazione sociale nei confronti delle minoranze. La rivendicazione di tali diritti ha trovato accoglienza in alcuni documenti internazionali inserendosi in alcune legislazioni nazionali. Per esempio in Francia, per non discriminare le minoranze, a scuola non si dice più padre e madre dei bambini ma genitore uno e genitore due. Nei confronti di questa ideologia, la Chiesa che dialoga col mondo, vede alcuni punti di incontro e forti criticità. Un primo punto di incontro è la lotta contro ogni ingiusta discriminazione. Non possiamo negare che nel corso dei secoli si siano affacciate forme di ingiusta subordinazione che hanno avuto influsso anche all’interno della Chiesa ritardando l’attuazione del messaggio con cui Gesù proclamava la pari dignità tra uomo e donna, dando luogo ad una certo maschilismo più o meno mascherato da motivazioni religiose. Un altro punto di incontro specialmente nell’educazione dei bambini e dei giovani è il rispetto di ogni persona nella sua differente condizione (disabilità, razza, religione, tendenze affettive). Un terzo punto di incontro sono i valori della femminilità. La società è in larga parte debitrice alle donne che sono impegnate nei più diversi settori dell’attività educativa, oltre la famiglia: asili, scuole, università, istituti di assistenza, parrocchie, associazioni e movimenti. Nei confronti della ideologia gender la Chiesa presenta forti criticità. È una ideologia che allontana dalla natura, verso una scelta soggettiva ed emotiva. Per non discriminare, nega di fatto la differenza e la reciprocità naturale tra uomo e donna. Questo modo di pensare e di agire ha delle ripercussioni sulla condivisione delle responsabilità inerenti alla paternità e alla maternità. Addirittura svuota la base antropologica della famiglia che diviene “liquida”, “fluida”. Induce progetti educativi svincolati dalla differenza biologica tra maschio e femmina, proponendo tecniche e pratiche che la rendano irrilevante per lo sviluppo della persona e per le relazioni umane, mortificando la stessa dignità umana che ha nella sessualità una sua componente essenziale. Questi sono alcuni dei punti richiamati nel documento della Congregazione per l’Educazione Cattolica dal titolo: “Maschio e femmina li creò” per un dialogo sulla questione del gender nell’educazione. Vi si dice tra l’altro che nella famiglia il confronto con la madre e il padre facilita il bambino nella elaborazione della propria identità/ differenza sessuale. Probabilmente anche per questa ragione il 20 novembre scorso è stata consegnata in Florida (U.S.A.) una petizione di genitori, educatori e nonni (485.000 firme) chiedendo agli amministratori della Walt Disney Company di non genderizzare i prodotti di divertimento per i bambini, cartoons e non solo. In quanto il soggetto primario della educazione dei figli sono i genitori (era stato pubblicato per i bambini un episodio con due mamme lesbiche). La Chiesa madre e maestra offre le sue proposte per una antropologia cristiana. (continua). D.D. .
■ Avvento: perché aspettare un evento che ha già avuto luogo? Durante l’Avvento sentiamo sempre lo stesso ritornello: “L’Avvento è un momento di attesa, ecc.”, allora facciamo finta di aspettare. Finta…?! Sì, perché sappiamo che in realtà Gesù è già venuto. Allora qual è il senso dell’Avvento? di fratel Thierry-Dominique Humbrech Il nuovo anno liturgico è iniziato: l’Avvento è ritornato, e torna sempre troppo presto perché ci ricorda che Natale è alle porte e bisogna quindi pensare a tutti i regali da comprare (e non parliamo della paura di rovinarci!). Ma che senso ha aspettare un evento che ha già avuto luogo? E in ogni caso aspettare la nascita di Gesù per un mese, un’ora alla settimana, per un totale quindi di quattro ore, che non trasformerà di certo il mese di dicembre in una lunga attesa. Ma dato che il sacerdote ripete ad ogni messa che bisogna aspettare, aspettiamo. Aspettare una natività che ha già avuto luogo C’è qualcosa di strano in tutto questo: aspettiamo il ritorno di Cristo nella gloria, nel giorno del giudizio finale, nel giorno in cui risorgeremo con Lui con il nostro corpo. Quest’attesa è comprensibile poiché è un evento che fa parte della nostra speranza e del nostro futuro. Invece ha senso aspettare una natività che ha già avuto luogo nel passato? In realtà l’Avvento non è un’attesa poiché non dobbiamo aspettare Colui che si è incarnato per sempre: Egli ci precede in tutto. Tuttavia, esiste un’attesa da un punto di vista liturgico per farci vivere ciò che Gesù ha già vissuto, per ricevere le grazie che ha dato a tutti. L’attesa è pedagogica, teatrale, rimembra i misteri e i vari momenti della storia della Salvezza. Quest’attesa non ci fa aspettare nulla in realtà, ma ci introduce nella vita di Colui che viene ogni giorno per offrirci la Sua grazia. L’Avvento non è un’attesa, ma un’occasione per ricominciare Abbiamo bisogno di nuovi ritmi e di nuovi inizi, un po’ come i bambini che amano tanto cominciare un nuovo quaderno o un nuovo diario all’inizio dell’anno scolastico. Durante l’Avvento non dobbiamo semplicemente rifare le stesse cose degli anni precedenti, ma approfondirle per esempio ascoltando le letture del Vangelo alla Santa Messa con maggior attenzione, leggendole in anticipo e riprendendole durante la settimana per impadronircene meglio. Dal sito aleteia.it
■ Condoglianze ai familiari di Franca Acciaro ved. Michelini che è tornata alla casa del Padre celeste.
Parrocchia Santa Maria Maddalena Orari delle Confessioni
I confessori saranno disponibili: Venerdì: dalle 10.00 alle 12.00. Sabato: dalle 10.00 alle 12.00. Sabato sera e la domenica per quanto possibile prima, durante e subito dopo le S.Messe.
AVVISI Parrocchia Agonia di N.S.G.C. – Moneta 1. Domenica 1 dicembre prima domenica di Avvento, inizio del nuovo anno liturgico. Nell’Oratorio di Moneta ritiro per i cresimandi. Continua la Novena dell’Immacolata dopo la S. Messa serale. 2. Martedì 3 dicembre ore 18.00 Lectio Divina. 3.Venerdì 6 dicembre Primo venerdì del mese. Adorazione del Santissimo Sacramento dalle ore 16.00. 4. Sabato 7 dicembre Colletta Alimentare nei supermercati e negozi dell’isola. 5. Domenica 8 dicembre Solennità dell’Immacolata Concezione. h.10.30 S. Messa a Stagnali. 6. Domenica 15 dicembre – inizia la Novena di Natale; apertura del Presepe e concerto della Banda dell’Oratorio San Domenico Savio insieme con i bambini del catechismo.
Avvisi Parrocchia Santa Maria Maddalena 1. Domenica 1 dicembre prima domenica di Avvento, inizio del nuovo anno liturgico. Nell’Oratorio di Moneta ritiro per i cresimandi. h.17.00 S. Messa nella sala della Sacra Famiglia alla Crocetta - Padule. Continua la Novena dell’Immacolata dopo la S.Messa serale. 2. Lunedì 2 dicembre h. 18.00 La S. Messa è nella Cappella dell’Istituto San Vincenzo (non ci sarà la S. Messa nella chiesa parrocchiale) h.18.30 Lectio Divina. 3. Mercoledì 4 dicembre memoria Santa Barbara. 4. Giovedì 5 dicembre Primo giovedì del mese Preghiera per le vocazioni dalle ore 17.00 5.Venerdì 6 dicembre Primo venerdì del mese. Adorazione del Santissimo Sacramento dalle ore 16.00 nella chiesa del Bambino Gesù alle Due Strade. 6. Sabato 7 dicembre Colletta Alimentare nei supermercati e negozi dell’isola. 7. Domenica 8 dicembre Solennità dell’Immacolata Concezione. 8. Domenica 15 dicembre – inizia la Novena di Natale; apertura del Presepe e concerto della Banda dell’Oratorio San Domenico Savio insieme con i bambini del catechismo.
M A G I S T E R O «GESÙ, RICORDATI DI ME QUANDO SARAI NEL TUO REGNO» (LC 23,42) Uniamo le nostre voci a quella del malfattore che, crocifisso con Gesù, lo riconobbe e lo proclamò re. Lì, nel momento meno trionfante e glorioso, in mezzo alle grida di scherno e di umiliazione, quel delinquente è stato capace di alzare la voce e fare la sua professione di fede. Queste sono le ultime parole che Gesù ascolta e, a loro volta, sono le ultime parole che Lui pronuncia prima di consegnarsi al Padre: «In verità io ti dico: oggi sarai con me nel paradiso». Il tortuoso passato del ladro sembra, per un istante, assumere un nuovo significato: accompagnare da vicino il supplizio del Signore; e questo istante non fa altro che confermare la vita del Signore: offrire sempre e dovunque la salvezza. Il Calvario, luogo di smarrimento e di ingiustizia, dove l’impotenza e l’incomprensione sono accompagnate dalla mormorazione sussurrata e indifferente dei beffardi di turno davanti alla morte dell’innocente, si trasforma, grazie all’atteggiamento del buon ladrone, in una parola di speranza per tutta l’umanità. Le burle e le grida di “salva te stesso” di fronte all’innocente sofferente non saranno l’ultima parola; anzi, susciteranno la voce di quelli che si lasciano toccare il cuore e scelgono la compassione come vero modo per costruire la storia. Conosciamo bene la storia dei nostri peccati e limiti, come il buon ladrone, ma non vogliamo che sia questo a determinare o definire il nostro presente e futuro. Perciò, come il buon ladrone, vogliamo vivere l’istante in cui poter alzare le nostre voci e professare la nostra fede a difesa e a servizio del Signore, l’Innocente sofferente. Vogliamo accompagnare il suo supplizio, sostenere la sua solitudine e il suo abbandono, e ascoltare, ancora una volta, che la salvezza è la parola che il Padre vuole offrire a tutti: «Oggi sarai con me nel paradiso». Salvezza e certezza che hanno testimoniato coraggiosamente con la vita San Paolo Miki e si suoi compagni. Sulle loro orme vogliamo camminare, sui loro passi vogliamo andare per professare con coraggio che l’amore dato, sacrificato e celebrato da Cristo sulla croce è in grado di vincere ogni tipo di odio, egoismo, oltraggio o cattiva evasione; è in grado di vincere ogni pessimismo indolente o benessere narcotizzante, che finisce per paralizzare ogni buona azione e scelta. La nostra fede è nel Dio dei viventi. Cristo è vivo e agisce in mezzo a noi, guidandoci tutti alla pienezza della vita. È vivo e ci vuole vivi. Cristo è la nostra speranza . Lo imploriamo ogni giorno: venga il tuo Regno, Signore. E così facendo vogliamo anche che la nostra vita e le nostre azioni diventino una lode. Se la nostra missione come discepoli missionari è di essere testimoni e araldi di ciò che verrà, essa non ci permette di rassegnarci davanti al male e ai mali, ma ci spinge a essere lievito del suo Regno dovunque siamo: in famiglia, al lavoro, nella società; ci spinge ad essere una piccola apertura in cui lo Spirito continua a soffiare speranza tra i popoli. Il Regno dei cieli è la nostra meta comune, una meta che non può essere solo per il domani, ma la imploriamo e iniziamo a viverla oggi, accanto all’indifferenza che circonda e fa tacere tante volte i nostri malati e disabili, anziani e abbandonati, rifugiati e lavoratori stranieri: tutti loro sono sacramento vivo di Cristo, nostro Re (cfr Mt 25,31-46); perché «se siamo ripartiti davvero dalla contemplazione di Cristo, dovremo saperlo scorgere soprattutto nel volto di coloro con i quali egli stesso ha voluto identificarsi» (S. Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio inuente). Quel giorno, sul Calvario, molte voci tacevano, tante altre deridevano; solo quella del ladrone seppe alzarsi e difendere l’innocente sofferente: una coraggiosa professione di fede. Spetta ad ognuno di noi la decisione di tacere, di deridere o di profetizzare. Cari fratelli, alziamo qui le nostre voci, in una preghiera comune perché siano sempre di più quelli che, come il buon ladrone, sono capaci di non tacere né deridere, ma di profetizzare con la propria voce un regno di verità e di giustizia, di santità e di grazia, di amore e di pace (Viaggio Apostolico in Thailandia e Giappone (19 - 26 Novembre 2019) – S.Messa – OMELIA - Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo – 24/11/2019) UN MONDO SENZA ARMI NUCLEARI È POSSIBILE E NECESSARIO Questo luogo ci rende più consapevoli del dolore e dell’orrore che come esseri umani siamo in grado di infliggerci. La croce bombardata e la statua della Madonna, recentemente scoperta nella Cattedrale di Nagasaki, ci ricordano ancora una volta l’orrore indicibile subito nella propria carne dalle vittime e dalle loro famiglie. Uno dei desideri più profondi del cuore umano è il desiderio di pace e stabilità. Il possesso di armi nucleari e di altre armi di distruzione di massa non è la migliore risposta a questo desiderio; anzi, sembrano metterlo continuamente alla prova. Il nostro mondo vive la dicotomia perversa di voler difendere e garantire la stabilità e la pace sulla base di una falsa sicurezza supportata da una mentalità di paura e sfiducia, che finisce per avvelenare le relazioni tra i popoli e impedire ogni possibile dialogo. La pace e la stabilità internazionale sono incompatibili con qualsiasi tentativo di costruire sulla paura della reciproca distruzione o su una minaccia di annientamento totale; sono possibili solo a partire da un’etica globale di solidarietà e cooperazione al servizio di un futuro modellato dall’interdipendenza e dalla corresponsabilità nell’intera famiglia umana di oggi e di domani. Qui, in questa città, che è testimone delle catastrofiche conseguenze umanitarie e ambientali di un attacco nucleare, non saranno mai abbastanza i tentativi di alzare la voce contro la corsa agli armamenti. Questa infatti spreca risorse preziose che potrebbero invece essere utilizzate a vantaggio dello sviluppo integrale dei popoli e per la protezione dell’ambiente naturale. Nel mondo di oggi, dove milioni di bambini e famiglie vivono in condizioni disumane, i soldi spesi e le fortune guadagnate per fabbricare, ammodernare, mantenere e vendere le armi, sempre più distruttive, sono un attentato continuo che grida al cielo. Un mondo in pace, libero da armi nucleari, è l’aspirazione di milioni di uomini e donne in ogni luogo. Trasformare questo ideale in realtà richiede la partecipazione di tutti: le persone, le comunità religiose, le società civili, gli Stati che possiedono armi nucleari e quelli che non le possiedono, i settori militari e privati e le organizzazioni internazionali. La nostra risposta alla minaccia delle armi nucleari dev’essere collettiva e concertata, basata sull’ardua ma costante costruzione di una fiducia reciproca che spezzi la dinamica di diffidenza attualmente prevalente. La Chiesa Cattolica, da parte sua, è irrevocabilmente impegnata nella decisione di promuovere la pace tra i popoli e le nazioni: è un dovere per il quale si sente obbligata davanti a Dio e davanti a tutti gli uomini e le donne di questa terra. Non possiamo mai stancarci di lavorare e di insistere senza indugi a sostegno dei principali strumenti giuridici internazionali di disarmo e non proliferazione nucleare, compreso il Trattato sul divieto delle armi nucleari. Nel luglio scorso, i vescovi del Giappone hanno lanciato un appello per l’abolizione delle armi nucleari, e in ogni mese di agosto la Chiesa giapponese celebra un incontro di preghiera di dieci giorni per la pace. Possano la preghiera, la ricerca instancabile per la promozione di accordi, l’insistenza sul dialogo essere le “armi” in cui riponiamo la nostra fiducia e anche la fonte di ispirazione degli sforzi per costruire un mondo di giustizia e solidarietà che fornisca reali garanzie per la pace. (Viaggio Apostolico in Thailandia e Giappone – Discorso sulle Armi Nucleari - Nagasaki Domenica, 24/11/2019) IL VIAGGIO APOSTOLICO IN THAILANDIA E GIAPPONE
La Tailandia è un antico Regno che si è fortemente modernizzato. La gente laggiù sorride. Ho incoraggiato l’impegno per l’armonia tra le diverse componenti della nazione, come pure perché lo sviluppo economico possa andare a beneficio di tutti e siano sanate le piaghe dello sfruttamento, specialmente delle donne e dei minori. La religione buddista è parte integrante della storia e della vita di questo popolo, perciò mi sono recato in visita al Patriarca Supremo dei buddisti, proseguendo sulla strada della reciproca stima iniziata dai miei Predecessori, perché crescano nel mondo la compassione e la fraternità. La testimonianza della Chiesa in Tailandia passa anche attraverso opere di servizio ai malati e agli ultimi. Ho dedicato momenti specifici ai sacerdoti ed alle persone consacrate , ai vescovi, e anche ai confratelli gesuiti. A Bangkok ho celebrato la Messa con tutto il popolo di Dio nello Stadio e poi con i giovani nella Cattedrale. Poi, mi sono recato in Giappone. Al mio arrivo alla Nunziatura di Tokio, sono stato accolto dai Vescovi del Paese, con i quali abbiamo subito condiviso la sfida di essere pastori di una Chiesa molto piccola, ma portatrice dell’acqua viva, il Vangelo di Gesù. “Proteggere ogni vita” è stato il motto della mia visita in Giappone, un Paese che porta impresse le piaghe del bombardamento atomico ed è per tutto il mondo portavoce del diritto fondamentale alla vita e alla pace. A Nagasaki e Hiroshima ho ribadito la ferma condanna delle armi nucleari e dell’ipocrisia di parlare di pace costruendo e vendendo ordigni bellici. Dopo quella tragedia, il Giappone ha dimostrato una straordinaria capacità di lottare per la vita; e lo ha fatto anche recentemente, dopo il triplice disastro del 2011: terremoto, tsunami e incidente alla centrale nucleare. Per proteggere la vita bisogna amarla, e oggi la grave minaccia, nei Paesi più sviluppati, è la perdita del senso di vivere. Le prime vittime del vuoto di senso di vivere sono i giovani. Ho ascoltato le loro domande e i loro sogni; li ho incoraggiati ad opporsi insieme ad ogni forma di bullismo, e a vincere la paura e la chiusura aprendosi all’amore di Dio, nella preghiera e nel servizio al prossimo. A Tokyo ho avuto l’opportunità di fare visita all’Imperatore Naruhito, al quale rinnovo l’espressione della mia gratitudine. Ho auspicato una cultura di incontro e dialogo, caratterizzata da saggezza e ampiezza di orizzonte. Rimanendo fedele ai suoi valori religiosi e morali, e aperto al messaggio evangelico, il Giappone potrà essere un Paese trainante per un mondo più giusto e pacifico e per l’armonia tra uomo e ambiente. (UDIENZA GENERALE – Mercoledì 27/11/2019) a cura di A. Panzera |