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n°41 Sabato 19 Ottobre 2019

 

EDITORIALE

 Discepoli e Apostoli

MESE MISSIONARIO 19102019Cari fratelli e sorelle, siamo nel pieno del mese missionario e stiamo celebrando la 93ima Giornata missionaria dal tema “Battezzati e inviati”. Quest’ultimo entra perfettamente nell’anno pastorale che come comunità cristiana isolana vogliamo vivere quest’anno nel riscoprire il nostro essere battezzati e membri della famiglia di Dio: la Chiesa. Il titolo di questo editoriale sembra esuli da ciò che ho appena detto, invece è molto inerente. Facciamo un salto nel Vangelo e vediamo come queste parole sono abbastanza usate, ma anche come vi siano in certi casi delle differenze. Il discepolo è colui che chiamato vive accanto al maestro, ascolta la sua Parola, si nutre, non smette mai di stargli accanto; l’apostolo è colui che avendo fatto l’esperienza della Pasqua è chiamato ad annunciare il Vangelo, ad annunciare ciò che ha vissuto. Ecco perché è importante fare l’esperienza del discepolo, perché ci fa riscoprire il nostro essere battezzati, il quale sfocia nell’essere inviato, non per portare un mio messaggio, ma il messaggio del Vangelo, che io personalmente devo prima di tutto aver interiorizzato e vissuto. Quindi è fondamentale l’esperienza del discepolo, il quale è già membro di una comunità, che è la Chiesa…quanto sarebbe bello riscoprirci ogni giorno famiglia di Dio…ma è anche chiamato ad annunciare insieme a tutta la comunità il Vangelo. Gesù mandava i suoi “a due a due”, noi non siamo invitati da soli, ma come comunità. Sarebbe bello che in quest’anno che ci apprestiamo a vivere come comunità cristiana potremmo scoprire la bellezza dell’essere Chiesa, nel vivere insieme come la prima comunità cristiana:

“Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.” (Atti 2,42-48)

Don Davide

 

 I FATTI DELLA SETTIMANA

 ■ Apertura Anno Catechistico e Oratoriale 2019 - 2020

ANNO CATECHISTICO 2019 2010 (2)Nello splendido e suggestivo scenario della scogliera e del litorale di Tegge, si è svolta, domenica scorsa 13 ottobre, la festa di apertura dell’anno catechistico, 2019 – 2020, relativo agli oratori isolani San Giovanni Bosco e San Domenico Savio. La festa ha vissuto il suo momento centrale nella celebrazione della Santa Messa, concelebrata dal Parroco Don Andrea Domanski e da Don Davide Mela, e animata dal coro San Giovanni Paolo II. Dopo l’omelia il parroco insieme al vice hanno conferito i mandati alle catechiste, che hanno il compito di avviare i bambini e i ragazzi nell’iniziazione cristiana, ed al gruppo di educatori e animatori, nei loro specifici incarichi: giovani, sport, musica (Banda musicale San Domenico Savio, Junior e Micro Band e Coro San Giovanni Paolo). ANNO CATECHISTICO 2019 2010 (1)Importante e numerosa la presenza dei bambini, ragazzi e famiglie. Al termine della messa, Don Davide, chiamando a se i membri del Consiglio Direttivo, in qualità di Presidente, ha mostrato il nuovo logo raffigurante, nei suoi simboli, l’importante ed inscindibile unione degli oratori San Giovanni Bosco e San Domenico Savio. La giornata è stata coordinata da Don Davide ed animata dagli educatori che hanno coinvolto i bambini e i ragazzi presenti, nei classici ed intramontabili giochi di gruppo, quali, tiro alla fune, ruba bandiera, corsa dei sacchi, lancio dei tappi e il classico calcetto. Infine, a completamento della festa, è stato organizzato un rinfresco dove i genitori e le famiglie hanno contribuito condividendo qualche dolce e bibita. Tutti noi ringraziamo chi ha partecipato alla preparazione di questo momento di festa, ma soprattutto ai genitori, ai bambini e ai ragazzi, a cui auguriamo un buon cammino di crescita umana e cristiana per diventare “Buoni cristiani e onesti cittadini”.

Il Consiglio Direttivo dell’Oratorio

 

 Reliquie di Padre Pio a La Maddalena.

Nei giorni 08 – 11 novembre la nostra isola avrà la grazia di ospitare le preziose reliquie di Padre Pio (l’ultimo saio indossato dal Santo, i guanti con i quali copriva i segni delle stimmate sulle mani e la sciarpa) tutt'ora custodite nel convento dei frati cappuccini in Pietrelcina.

Le reliquie saranno accompagnate da Padre Fortunato Grottola, guardiano del Convento di Pietrelcina.

L'iniziativa è stata promossa dal gruppo di Preghiera di Padre Pio della nostra isola con il supporto delle parrocchie isolane e vuole venire incontro al desiderio di tanti devoti di Padre Pio che non possono permettersi il viaggio per diversi motivi, tra questi non ultimo, quello economico. Poche volte queste reliquie hanno visitato la Sardegna.

Nel 2014 vennero ricevute dal convento dei frati cappuccini a Oristano.

 Il programma dettagliato verrà pubblicato prossimamente per permettere a tutti di cogliere questa preziosa occasione per rinvigorire la fede e approfondire la conoscenza della figura di Padre Pio.  

                                     Don Andrea

 

■ Le Suore Missionarie Figlie di Gesù Crocifisso e La Maddalena.

PADRE SALVATORE VICO 19102019È una Congregazione religiosa nata nella nostra diocesi di Tempio-Ampurias, fondata dal sacerdote maddalenino Padre Salvatore Vico. Ne fanno parte alcune suore maddalenine: Suor Battistina Vico (al secolo Giacomina) attualmente in Congo, le gemelle suor Aurora e suor Angela Orunesu e suor Maria Paola Canu. La Madre Generale è suor Feliciana Moro, 78 anni, riconfermata per altri sei anni durante il recente Capitolo Generale (Assemblea) che ha avuto come tema: “Non possiamo cambiare il vento ma possiamo dirigere le vele”.Le Suore Missionarie Figlie di Gesù Crocifisso sono nate per l’evangelizzazione dei pastori nelle campagne della Gallura. L’ispirazione venne a Padre Vico mentre visitava i pastori nella zona di Aratena vicini a Telti. La Congregazione si è andata caratterizzando per una forte spiritualità sacerdotale, missionaria e caritativa. Pregano molto per i sacerdoti ed ad essi offrono volentieri la loro collaborazione specialmente con le missioni itineranti nelle parrocchie. Hanno aperto dei centri missionari in Brasile, nella Repubblica Democratica del Congo e prossimamente anche nelle Filippine. Coltivano una attenzione particolare per i poveri gestendo case per disabili e per anziani. Una di loro, suor Luigia Leoni, è stata per oltre 20 anni direttrice della Caritas diocesana e per alcuni anni anche di quella regionale. Ha creato e diretto per anni la “Fondazione Santi Simplicio ed Antonio” per combattere l’usura con la cessione di piccoli prestiti a tasso agevolato. La Congregazione delle Suore Missionarie Figlie di Gesù Crocifisso, ha fondato istituti in tanti centri della Sardegna, nel continente e in terra di missione, non disdegnerebbe qualche sua fondazione a La Maddalena dove ha avuto i natali ed è cresciuto il loro fondatore Padre Salvatore Vico. Padre Vico, per il quale è stata promossa la causa di beatificazione, meriterebbe a La Maddalena, non solo che gli sia dedicata la casa di riposo a Moneta, come si è fatto, ma che si apponesse anche una targa ricordo sulla casa natale, nel centro storico, magari facendo precedere la cerimonia da un convegno sulla sua vita e le sue opere. Un cittadino maddalenino, per il quale è stata introdotta la causa di beatificazione, fondatore di una Congregazione religiosa e di tanti istituti di carattere sociale specialmente in favore dei più svantaggiati, merita di essere ricordato, è un cittadino che da onore alla sua Città natale.                                                  

D.D.

 ■ Charbel: un Santo tra oriente e occidente.

San Charbel Makluf 19102019San Charbel Makluf è un monaco orientale cattolico per appartenenza alla Chiesa Maronita. Nasce in Libano nel 1828, cresce in un clima familiare molto religioso e mistico, che lo porterà a desiderare sin da bambino la vita monastica. Nella via del silenzio e della solitudine trova la strada per arrivare a Dio. Padre Charbel sa leggere nel cuore delle persone, ed il suo modo di prendersene cura con dolcezza e risolutezza, fa sì che le anime si sentano attratte alla confessione spinte dall’amore.

Mite ed accogliente a ciascuno sa indicare la strada per arrivare a Dio, questo fa di lui un Santo amato e venerato in vita ed in morte da tutti, cattolici, mussulmani ed atei. Diventando un punto di unione, tra oriente ed occidente. Un segno universale dell’amore di Dio. Uomo di preghiera profonda, innamorato dell’Eucaristia. Uomo di poderosi miracoli e prodigi di fronte ai quali anche la scienza si è fermata. Alla morte avvenuta nel 1898, una luce avvolge la tomba ed un liquido di natura sconosciuta trasuda dal corpo rimasto intatto per oltre mezzo secolo, diventando fonte di numerose guarigioni.

Sorprendente il miracolo del 1993, una donna affetta da un’ostruzione alle carotidi, con scarsa probabilità di successo chirurgico, durante il sonno viene operata dal Santo ed al risveglio i medici possono constatare una guarigione scientificamente inspiegabile. “Ti ho operata perché tutti ti vedano e la gente torni alla fede”- Parole del Santo che le riappare in sogno.

Ugualmente la guarigione di un mussulmano Mohammed Ali Marwa che inizialmente incredulo, fa recapitare una lettera presso la tomba di Padre Charbel invocando la guarigione dalle sue infermità; riacquista la vista passando sul corpo dell’acqua benedetta e del cotone che aveva toccato la tomba del Santo. Innumerevoli le guarigioni interiori o spirituali ed il riavvicinamento ai sacramenti dei lontani.

San Paolo VI durante la santificazione del 1977, ci ricorda che la Santità di Padre Charbel ha un grande valore non solo per gloria di Dio ma anche per la vitalità della Chiesa; indicandoci la via attraverso l’esperienza terrena del Santo ad una ricerca attenta di quella bellezza, che può trovare ognuno di noi se ci si immette in un cammino di salvezza in un continuo e profondo ascolto di Dio.              

R.B. e V.C.

 ■ Etiopia 1937: strage italiana. Perché non chiedere scusa?

Duecentonovantasette monaci e centoventi-nove diaconi, furono uccisi a colpi di mitragliatrice e di fucile nel maggio 1937 presso il monastero di Debre in Etiopia. Furono giustiziati tutti insieme nello spazio di poche ore. Senza contare le vittime “civili”, ovvero pellegrini e fedeli comuni che gravitavano in quei giorni intorno al monastero e anch’essi passati per le armi, secondo alcune fonti circa un migliaio. Fu il regime fascista a compiere il massacro su ordine del vicere Rodolfo Graziani, una rappresaglia voluta in risposta all’attentato da lui subito tre mesi prima. Una pagina nera della storia patria fino a pochi anni fa del tutto sconosciuta all’opinione pubblica. Eppure a distanza di 82 anni mai sono giunte le scuse dell’Italia alla Chiesa copta-etiope. Sembrava che qualcosa stesse per muoversi due anni fa quando era Ministro della Difesa Roberta Pinotti che rompeva per la prima volta il silenzio annunciando la costituzione di una commissione storica di indagine. Questo il tono delle parole del Ministro: “Era il 21 maggio 1937, durante l’occupazione italiana dell’Etiopia, per rappresaglia, il regime fascista fece strage della comunità dei copti; monaci, studenti e fedeli del monastero di Debre. L’eccidio durò vari giorni, crudele e metodico.(…) Per tenere viva la memoria di quei fatti e riaffermare i valori universali della civiltà umana, il Ministero della Difesa costituirà un gruppo di lavoro composto da studiosi, militari ed esperti finalizzato ad un approfondimento storico della vicenda. Per non dimenticare”. Passarono i mesi, passarono gli anni, ma a quell’annuncio coraggioso non seguì alcun passo concreto.

Dall’Avvenire

 

Condoglianze ai famigliari di Vincenzo Carola e Raffaele Manunza che sono tornati alla casa del Padre Celeste.

 

AMAZZONIA

 Com’era verde e sconfinato

il tuo “polmone” da cui

s’innalzava il respiro

dello Spirito creatore

permeato di vitali fragranze

per l’Umanità intera! ...

 Ora invece ammorba l’aria

dissacrazione e morte …

Correndo a braccetto,

cupidigia e insania,

violano, rapinano

l’antico tuo cuore …

 L’armonico tuo respiro

mutatosi in grido lacerante,

insieme a quello di tanti

poveri, si perde lontano …

Sembra ormai dimenticato

il messaggio di salvezza e fede,

di lotta per il bene comune

di Dorothy Stang,

(prima martire del creato):

“La morte della foresta è la fine

della nostra vita”! ....

Maddalena Migliore

 

 AMAZZONIA

 Quando una parte

del creato è ferita

a morte, ogni vivente

è intaccato nella sua

creaturalità: sente

il grande mistero

della sua fragilità.

Gennaro Avellino

 

AVVISI

Parrocchia Agonia di N.S.G.C. - Moneta

 1. Domenica 20 ottobre – Giornata Missionaria Mondiale. La questua è destinata a favore delle missioni. Nella chiesa di Santa Maria Maddalena durante la S. Messa delle ore 18.00 il mandato a tutti membri dei gruppi parrocchiali.

 2. Martedì 22 ottobre memoria di San Giovanni Paolo II h.17.15 S. Messa, h. 18.00 incontro di preghiera con la venerazione delle reliquie.

 

 

 

AVVISI

Parrocchia Santa Maria Maddalena

 1. Domenica 20 ottobre – Giornata Missionaria Mondiale. La questua è destinata a favore delle missioni. Nella chiesa di Santa Maria Maddalena durante la S. Messa delle ore 18.00 il mandato a tutti membri dei gruppi parrocchiali.

 2. Venerdì 25 ottobre h.18.30 incontro con le madrine, padrini e testimoni dei cresimandi.

 3. Domenica 27 ottobre h.11.00 la S. Messa presieduta da Mons. S. Sanguinetti con il conferimento del sacramento della cresima a 54 ragazzi delle nostre parrocchie.

 4. Domenica 3 novembre

Ingresso di Don Roberto Aversano nella Parrocchia di Cristo Re a Valledoria.

La partenza sarà alle ore 14.15 con il traghetto della Delcomar, la S.Messa a Valledoria alle ore 17.30. Chi fosse interessato a partecipare può chiedere informazioni in Sacrestia o nell’ufficio parrocchiale.

 

5. Giovedì 14, venerdì 15 e sabato 16 novembre pellegrinaggio a Carloforte, per la festa della Madonna dello Schiavo. Per le iscrizioni rivolgersi a Pierluigi Aversano al numero 3491534378 o in Sacrestia.

 

 

M A G I S T E R O

 INVOCARE, CAMMINARE E RINGRAZIARE

VANGELO LUCA 17 18 19 Prima di concludere questa Celebrazione Eucaristica (Santa Messa e Canonizzazione dei Beati: - Giovanni Enrico Newman ; - Giuseppina Vannini : - Maria Teresa Chiramel Mankidiyan ; - Dulce Lopes Pontes ; - Margarita Bays ...omissis... Oggi ringraziamo il Signore per i nuovi Santi, che hanno camminato nella fede e che ora invochiamo come intercessori. Tre di loro sono suore e ci mostrano che la vita religiosa è un cammino d’amore nelle periferie esistenziali del mondo. Santa Marguerite Bays, invece, era una sarta e ci rivela quant’è potente la preghiera semplice, la sopportazione paziente, la donazione silenziosa: attraverso queste cose il Signore ha fatto rivivere in lei, nella sua umiltà, lo splendore della Pasqua. È la santità del quotidiano, di cui parla il santo Cardinale Newman, che disse: «Il cristiano possiede una pace profonda, silenziosa, nascosta, che il mondo non vede. […] Il cristiano è gioioso, tranquillo, buono, amabile, cortese, ingenuo, modesto; non accampa pretese, […] ». Chiediamo di essere così, “luci gentili” tra le oscurità del mondo. Gesù, «resta con noi e noi cominceremo a brillare come Tu brilli, a brillare in modo da essere una luce per gli altri». Amen.), desidero salutare e ringraziare tutti voi. Con la loro testimonianza evangelica, questi Santi hanno favorito la crescita spirituale e sociale nelle rispettive Nazioni. Un saluto speciale rivolgo ai fedeli della Polonia, che oggi celebrano la Giornata del Papa: li ringrazio per le loro preghiere e per il loro costante affetto.

Ed ora ci rivolgiamo alla Vergine Maria, modello di perfezione evangelica, perché ci aiuti a seguire l’esempio dei nuovi Santi. (ANGELUS – Domenica 13/10/2019)

 

SOLO GESÙ LIBERA DAL MALE E GUARISCE IL CUORE

 «La tua fede ti ha salvato» (Lc 17,19). È il punto di arrivo del Vangelo odierno, che ci mostra il cammino della fede. In questo percorso di fede vediamo tre tappe, segnalate dai lebbrosi guariti, i quali invocano, camminano e ringraziano.

Anzitutto, invocare. I lebbrosi si trovavano in una condizione terribile, non solo per la malattia che, diffusa ancora oggi, va combattuta con tutti gli sforzi, ma per l’esclusione sociale. Al tempo di Gesù erano ritenuti immondi e in quanto tali dovevano stare isolati, in disparte. Vediamo infatti che, quando vanno da Gesù, “si fermano a distanza”. Però, anche se la loro condizione li mette da parte, invocano Gesù, dice il Vangelo, «ad alta voce». Non si lasciano paralizzare dalle esclusioni degli uomini e gridano a Dio, che non esclude nessuno. Ecco come si accorciano le distanze, come ci si rialza dalla solitudine: non chiudendosi in sé stessi e nei propri rimpianti, non pensando ai giudizi degli altri, ma invocando il Signore, perché il Signore ascolta il grido di chi è solo. Come quei lebbrosi, anche noi abbiamo bisogno di guarigione, tutti. Abbiamo bisogno di essere risanati dalla sfiducia in noi stessi, nella vita, nel futuro; da molte paure; dai vizi di cui siamo schiavi; da tante chiusure, dipendenze e attaccamenti: al gioco, ai soldi, alla televisione, al cellulare, al giudizio degli altri. Il Signore libera e guarisce il cuore, se lo invochiamo, se gli diciamo: “Signore, io credo che puoi risanarmi; guariscimi dalle mie chiusure, liberami dal male e dalla paura, Gesù”. I lebbrosi sono i primi, in questo Vangelo, a invocare il nome di Gesù. Poi lo faranno anche un cieco e un malfattore sulla croce: gente bisognosa invoca il nome di Gesù, che significa Dio salva. Chiamano Dio per nome, in modo diretto, spontaneo. Chiamare per nome è segno di confidenza, e al Signore piace. La fede cresce così, con l’invocazione fiduciosa, portando a Gesù quel che siamo, a cuore aperto, senza nascondere le nostre miserie. Invochiamo con fiducia ogni giorno il nome di Gesù: Dio salva. Ripetiamolo: è pregare, dire “Gesù” è pregare. La preghiera è la porta della fede, la preghiera è la medicina del cuore.

La seconda parola è camminare. È la seconda tappa. Nel breve Vangelo di oggi compaiono una decina di verbi di movimento. Ma a colpire è soprattutto il fatto che i lebbrosi non vengono guariti quando stanno fermi davanti a Gesù, ma dopo, mentre camminano: «Mentre essi andavano furono purificati», dice il Vangelo. Vengono guariti andando a Gerusalemme, cioè mentre affrontano un cammino in salita. È nel cammino della vita che si viene purificati, un cammino che è spesso in salita, perché conduce verso l’alto. La fede richiede un cammino, un’uscita, fa miracoli se usciamo dalle nostre certezze accomodanti, se lasciamo i nostri porti rassicuranti, i nostri nidi confortevoli. La fede aumenta col dono e cresce col rischio. La fede procede quando andiamo avanti equipaggiati di fiducia in Dio. La fede si fa strada attraverso passi umili e concreti, come umili e concreti furono il cammino dei lebbrosi e il bagno nel fiume Giordano di Naaman. È così anche per noi: avanziamo nella fede con l’amore umile e concreto, con la pazienza quotidiana, invocando Gesù e andando avanti.

C’è un altro aspetto interessante nel cammino dei lebbrosi: si muovono insieme. «Andavano» e «furono purificati», dice il Vangelo, sempre al plurale: la fede è anche camminare insieme, mai da soli. Però, una volta guariti, nove vanno per conto loro e solo uno torna a ringraziare. Gesù allora esprime tutta la sua amarezza: «E gli altri dove sono?». Sembra quasi che chieda conto degli altri nove all’unico che è tornato. È vero, è compito nostro – di noi che siamo qui a “fare Eucaristia”, cioè a ringraziare –, è compito nostro prenderci cura di chi ha smesso di camminare, di chi ha perso la strada: siamo custodi dei fratelli lontani, tutti noi! Vuoi crescere nella fede? Tu, che sei oggi qui, vuoi crescere nella fede? Prenditi cura di un fratello lontano, di una sorella lontana.

Invocare, camminare e ringraziare: è l’ultima tappa. Solo a quello che ringrazia Gesù dice: «La tua fede ti ha salvato». Non è solo sano, è anche salvo. Questo ci dice che il punto di arrivo non è la salute, non è lo stare bene, ma l’incontro con Gesù. La salvezza non è bere un bicchiere d’acqua per stare in forma, è andare alla sorgente, che è Gesù. Solo Lui libera dal male, e guarisce il cuore, solo l’incontro con Lui salva, rende la vita piena e bella. Quando s’incontra Gesù nasce spontaneo il “grazie”, perché si scopre la cosa più importante della vita: non ricevere una grazia o risolvere un guaio, ma abbracciare il Signore della vita.

È bello vedere che quell’uomo guarito, che era un samaritano, esprime la gioia con tutto sé stesso: loda Dio a gran voce, si prostra, ringrazia. Il culmine del cammino di fede è vivere rendendo grazie. Possiamo domandarci: noi che abbiamo fede, viviamo le giornate come un peso da subire o come una lode da offrire? Rimaniamo centrati su noi stessi in attesa di chiedere la prossima grazia o troviamo la nostra gioia nel rendere grazie? Quando ringraziamo, il Padre si commuove e riversa su di noi lo Spirito Santo. Ringraziare non è questione di cortesia, di galateo, è questione di fede. Un cuore che ringrazia rimane giovane. Dire: “Grazie, Signore” al risveglio, durante la giornata, prima di coricarsi è l’antidoto all’invecchiamento del cuore, perché il cuore invecchia e si abitua male. Così anche in famiglia, tra sposi: ricordarsi di dire grazie. Grazie è la parola più semplice e benefica. (OMELIA S.Messa – Domenica 13/10/2019)

 

CATECHESI SUGLI ATTI DEGLI APOSTOLI - «Dio non fa preferenza di persone» (At 10,34). Pietro e l’effusione dello Spirito sui pagani

 Dio vuole che i suoi figli superino ogni particolarismo per aprirsi all’universalità della salvezza , perché vuole salvare tutti. Quanti sono rinati dall’acqua e dallo Spirito – i battezzati – sono chiamati a uscire da sé stessi e aprirsi agli altri. Testimone di questo processo di “fraternizzazione” che lo Spirito vuole innescare nella storia è Pietro, protagonista negli Atti degli Apostoli insieme a Paolo. Pietro vive un evento che segna una svolta decisiva per la sua esistenza. Mentre sta pregando, riceve una visione che funge da “provocazione” divina, per suscitare in lui un cambiamento di mentalità. Vede una grande tovaglia che scende dall’alto, contenente vari animali: quadrupedi, rettili e uccelli, e sente una voce che lo invita a cibarsi di quelle carni. Egli, da buon ebreo, reagisce sostenendo di non aver mai mangiato nulla di impuro, come richiesto dalla Legge del Signore. Allora la voce ribatte con forza: «Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo profano». Con questo fatto il Signore vuole che Pietro non valuti più gli eventi e le persone secondo le categorie del puro e dell’impuro, ma che impari ad andare oltre, per guardare alla persona e alle intenzioni del suo cuore. Ciò che rende impuro l’uomo, infatti, non viene da fuori ma solo da dentro, dal cuore. Gesù lo ha detto chiaramente. Dopo quella visione, Dio invia Pietro a casa di uno straniero non circonciso, Cornelio, «centurione della coorte detta Italica, […] religioso e timorato di Dio», che fa molte elemosine al popolo e prega sempre Dio, ma non era ebreo. In quella casa di pagani, Pietro predica Cristo crocifisso e risorto e il perdono dei peccati a chiunque crede in Lui. E mentre Pietro parla, sopra Cornelio e i suoi familiari si effonde lo Spirito Santo. E Pietro li battezza nel nome di Gesù Cristo.

Questo fatto straordinario – è la prima volta che succede una cosa del genere – viene risaputo a Gerusalemme, dove i fratelli, scandalizzati dal comportamento di Pietro, lo rimproverano aspramente. Pietro ha fatto una cosa che andava al di là della consuetudine, al di là della legge, e per questo lo rimproverano. Ma dopo l’incontro con Cornelio, Pietro è più libero da sé stesso e più in comunione con Dio e con gli altri, perché ha visto la volontà di Dio nell’azione dello Spirito Santo. E noi, come ci comportiamo con i nostri fratelli, specie con coloro che non sono cristiani? Siamo impedimento per l’incontro con Dio? Ostacoliamo il loro incontro con il Padre o lo agevoliamo?

Chiediamo oggi la grazia di lasciarci stupire dalle sorprese di Dio, di non ostacolare la sua creatività, ma di riconoscere e favorire le vie sempre nuove attraverso cui il Risorto effonde il suo Spirito nel mondo e attira i cuori facendosi conoscere come il «Signore di tutti». Grazie. (UDIENZA GENERALE – Mercoledì 16/09/2019) a cura di A. Panzera