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n° 9 Sabato 29 Febbraio 2020 |
EDITORIALE
Il digiuno che piace al Signore
Digiuna dal giudicare gli altri: scopri Cristo che vive in loro. Digiuna dal dire parole che feriscono: riempiti di frasi che risanano. Digiuna dall'essere scontento: riempiti di gratitudine. Digiuna dalle arrabbiature: riempiti di pazienza. Digiuna dal pessimismo: riempiti di speranza cristiana. Digiuna dalle preoccupazioni inutili: riempiti di fiducia in Dio. Digiuna dal lamentarti: riempiti di stima per quella meraviglia che è la vita. Digiuna dalle pressioni e insistenze: riempiti di una preghiera incessante. Digiuna dall'amarezza: riempiti di perdono. Digiuna dal dare importanza a te stesso: riempiti di compassione per gli altri. Digiuna dall'ansia per le tue cose: compromettiti nella diffusione del Regno. Digiuna dallo scoraggiamento: riempiti di entusiasmo nella fede. Digiuna da tutto ciò che ti separa da Gesù: riempiti di tutto ciò che a Lui ti avvicina. Spirito Santo, che hai condotto Gesù nel deserto, dove Egli ha digiunato per quaranta giorni e quaranta notti, per l'intercessione di Maria SS., Madre di Gesù e Madre mia, aiutaci a digiunare così come tu vuoi.
Quaresima in tempo di coronavirus
Il tema del coronavirus ha invaso prepotentemente la nostra vita compresa quella di fede imponendo alcuni cambiamenti delle abitudini e usanze. È giusto e necessario attenersi a tutte le regole che ci vengono date dalle autorità sanitarie. Per questo motivo anche nelle nostre parrocchie per tutto il tempo dell’emergenza sanitaria abbiamo deciso di adottare alcune misure precauzionali: 1) distribuire la Comunione solo sulle mani; 2) togliere l'acqua santa 3) scambiare il segno della pace non più con la stretta di mano ma con il gesto di testa e il sorriso. Ma è altrettanto giusto e necessario riflettere, alla luce della fede, su questa situazione. Ci spaventa tanto il rischio del contagio e di qualcosa di cui eravamo ignari fino a poco tempo fa. Questa circostanza dolorosa può trasformarsi in occasione di conversione perché mette in risalto la nostra estrema vulnerabilità. Come afferma il rito delle ceneri: “Ricordati che sei polvere …”.
Questa situazione ci ha scosso e ci costringere a metterci di fronte alle domande esistenziali: cos'è la vita? Quali sono le mie certezze? In chi o cosa ho posto la mia speranza? Quanto sono disposto a rinunciare per proteggere la mia salute e la mia vita? Per la vita fisica è abbastanza scontato - siamo disposti a tanto ma per la vita eterna? I protocolli sanitari parlano chiaramente che per evitare il contagio bisogna rinunciare a tutto quello che non è necessario ed essenziale. Non fa piacere ma viene riconosciuta la prassi della quarantena per la salvaguardia del bene superiore: la vita. In fondo è lo stesso messaggio della Quaresima: riconoscere la pericolosità del contagio del virus del peccato,adottare le precauzioni per preservare quello che è più importante: la vita, non solo nel passaggio terreno ma soprattutto in funzione di quello eterno.
La Quaresima è una quarantena essenziale per la salute dello spirito. Ci aiuta a contrastare i virus che contaminano l'anima, tolgono forza al cuore, rendono arida la vita quotidiana e ci portano al peccato. La Chiesa ci indica tre pratiche particolari per questo periodo: il digiuno cioè le rinunce a tutto quello che ci espone al rischio del peccato che è una vera malattia interiore; la preghiera che riconosce la piccolezza umana di fronte alle situazioni della vita e l’elemosina cioè la carità messa in pratica. Mi piace concludere con il pensiero di Papa Francesco dal messaggio per la Quaresima 2020: “Non lasciamo passare invano questo tempo di grazia nella presuntuosa illusione di essere noi i padroni dei tempi e dei modi della nostra conversione”.
Buona Quaresima
Don Andrea
Cara Quaresima,
bentornata tra noi! So che non sei abituata ad essere notata, ma quest'anno prometto di considerarti per quel che meriti, un'occasione per alzare l'asticella.
Da oggi cominciano i quaranta giorni (che ricordano gli anni di esodo degli ebrei, nel deserto, e i giorni di digiuno e tentazione di Gesù, prima che iniziasse a predicare) che precedono la Pasqua. La festa più importante dei cristiani. No? Beh, così dovrebbe essere!
Da oggi iniziano giorni in cui poter, se non seguire i precetti del digiuno ecclesiastico e dell'astinenza dalla carne il venerdì, quantomeno rimettere in discussione le nostre priorità. Provare a riempirci un po' meno di cibo - e di cose materiali in genere - ad ascoltare ciò che abbiamo dentro. E magari scoprire che molte frustrazioni, tristezze e malesseri, ci vengono solo come conseguenza del nostro vivere in modo vorace, e che non abbiamo un tempo infinito per accumulare piacere sulla terra, e che presto o tardi si tornerà ad esser cenere (che dà il nome a questo speciale mercoledì) per cui vale la pena di pensare a chi aspetta le nostre scuse, un nostro sorriso, o un'attenzione che non abbiamo mai concesso.
E imparare - come recita un antico libro, il Qoelet - che c'è un tempo giusto per ogni cosa, e vivere bene il tempo del digiuno, porta a godere il tempo della festa. E se viviamo bene il tempo presente, arriveremo pronti al nostro tempo per morire. Altrimenti tutta la nostra vita è inutile.
E il tempo del ravvedimento[…], è l'unico modo per cambiare in meglio, per far morire in noi le cose brutte e farne nascere di belle; per diventare uomini e donne nuovi. Che poi, per chi ci crede, si esprime con il termine risorgere.
Bentornata attesa!
Diego Passoni
Dal sito Qumran2.net
I FATTI DELLA SETTIMANA
■ Concluso l’incontro sul Mediterraneo frontiera di pace. Si è concluso domenica 26 febbraio a Bari, l’incontro dei 58 vescovi rappresentanti delle Chiese cattoliche che si affacciano sul Mediterraneo; era presente anche il nuovo arcivescovo di Cagliari Mons. Baturi. Il convegno è durato tre giorni, aveva come tema: “Il Mediterraneo frontiera di pace” e si è concluso con la visita di papa Francesco. Sono Chiese del dialogo e del coraggio quelle che vivono sulle sponde meridionali del Mediterraneo. Chiese magari rimaste piccola minoranza oppure ferite e in sofferenza ma che sanno costruire vie alternative di pace, sviluppo e crescita. Sono le Chiese del Nord Africa, e del Medio Oriente a pagare il prezzo più alto. Decimate nei numeri non sono però Chiese rinunciatarie. Anche a fronte di enormi difficoltà e addirittura di persecuzioni, sono rimaste fedeli a Cristo. Le Chiese sono accanto alle migliaia di migranti che fuggono da situazioni di persecuzioni e di povertà. La comunità ecclesiale ha il cuore spezzato per la partenza di molti giovani dovuta a guerre, ingiustizie e miseria. In un bacino dove le ombre sembrano prevalere sulle luci, le Chiese intendono far crescere la fratellanza e la solidarietà umana, specialmente nelle scuole, ospedali, testimoniando lo stile cristiano di stare nella realtà. Dalla città di san Nicola, chiamata “capitale dell’unità” il Papa e i vescovi hanno voluto gettare un ponte che unisce la sponda Sud e quella Nord del Mediterraneo, l’Oriente e l’Occidente dove giungono movimenti migratori in fuga da una vita indegna e invece strumentalmente dipinti come “invasioni”.
Il Papa ha parlato della guerra che ha definito una follia, di giustizia che viene calpestata dove sono ignorate le esigenze delle persone, e gli interessi dei singoli prevalgono sugli interessi della comunità, di conoscenza e di dialogo che scacciano gli estremismi e i fondamentalismi. “Non accettiamo mai - ha detto - che chi cerca speranza per mare muoia senza ricevere soccorso o che chi giunge da lontano diventi vittima di sfruttamento sessuale, sia sottopagato o assoldato dalle mafie”.
Dopo aver parlato ai vescovi nella basilica di san Nicola, papa Francesco è sceso nella cripta per venerare le reliquie del santo Patrono. All’uscita ha ringraziato il popolo cristiano per aver sostenuto con la preghiera il lavoro dei pastori.
D.D.
■ Nella Quaresima sia più abbondante il pane della Parola di Dio.
La liturgia della prima domenica di Quaresima presenta Gesù tentato. Egli vince la tentazione del diavolo con la fedeltà alla Parola di Dio, insegnando ai suoi discepoli a fare altrettanto. Davanti alla tentazione di un messianismo materiale e rivolto a se stesso, Gesù risponde: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Come il pane, più del pane, ci occorre la Parola di Dio. Essa da forza nel cammino, e il cammino della Quaresima deve offrire più abbondantemente il pane della Parola di Dio che, nella Messa, viene imbandito insieme al pane dell’Eucaristia. In Quaresima terremo anche la lectio divina, cioè una meditazione della Parola di Dio, ogni lunedì nella cappella dell’Istituto San Vincenzo, dopo la Messa, e ogni martedì nella chiesa dell’Agonia a Moneta. San Girolamo che aveva dedicato la sua vita alla studio della Bibbia, diceva: “L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo”. San Tomaso d’Aquino, il più grande teologo della Chiesa, aveva fatto suo il carisma di san Domenico fondatore dei domenicani: “Proclamare la Parola di Dio ardentemente contemplata, solennemente celebrata, e scientificamente indagata”. Alla Parola di Dio il Concilio Vaticano II ha dedicato la costituzione dogmatica “Dei Verbum”, sulla divina Rivelazione. Anche un sinodo dei Vescovi è stato dedicato alla Parola di Dio: Verbum Domini. Ultimamente papa Francesco ha stabilito che nell’ultima domenica di gennaio di ogni anno si celebrasse in tutte le diocesi la Domenica della Parola di Dio. La scelta del nome con il riferimento alla Parola di Dio e non solo alla Scrittura, rimanda all’insegnamento del Concilio. La Parola di Dio così come fissata nella Bibbia e illuminata dalla Tradizione, è il grande codice dell’umanità, diceva il beato Antonio Rosmini, in tal codice l’umanità è dipinta dal principio sino alla fine. La nostra arte, la nostra letteratura, la nostra musica devono a quel libro la massima parte delle loro ispirazioni. Il declino di questa fonte di perenne ispirazione, scrive Mimmo Muolo sull’Avvenire, ha comportato l’eclissi di Dio e ha aperto le porte non solo alla crisi di fede ma anche a quel sonno della ragione che specialmente nel novecento ha generato mostri come i totalitarismi atei, i lager di ogni colore politico e, da ultimo l’individualismo che tende a fare di ogni uomo un isola. Facciamo in modo dunque che la Parola di Dio illumini il nostro cammino quaresimale e il resto dell’anno. Specialmente in Quaresima facciamo nostra l’esortazione di papa Francesco:
“Facciamo spazio dentro di noi alla Parola di Dio! Leggiamo quotidianamente qualche versetto della Bibbia. Cominciamo dal Vangelo: teniamolo aperto sul comodino di casa, portiamolo in tasca con noi o nella borsa, visualizziamolo sul cellulare, lasciamo che ogni giorno ci ispiri. Scopriremo che Dio ci è vicino, che illumina le nostre tenebre e che con amore conduce al largo la nostra vita”.
D.D.
■ Come scegliere i propri sacrifici quaresimali?
Ogni anno penso: “A cosa rinuncerò in Quaresima quest’anno?”
[…]
La Quaresima ci offre una splendida opportunità. Alla fin fine, è un periodo in cui ci prepariamo a ricevere nuovamente il dono della nostra salvezza, e per farlo dobbiamo distaccarci dalle cose terrene e sforzarci di amare come ama Dio. Se scegliamo bene le nostre pratiche quaresimali, ci aiutano a fare proprio questo – distaccarci dal mondo e aprirci a ricevere l’amore di Dio più pienamente e ad amarlo in modo più perfetto.
Tutte le pratiche quaresimali sono uguali (nel senso che portano lo stesso frutto a chiunque)? Direi di no.
Ecco allora qualche domanda su cui pregare e riflettere al momento di scegliere le pratiche quaresimali per quest’anno.
1. Per me è davvero un sacrificio?
Gesù sulla croce ha dato tutto, e allora io posso fare qualcosa che mi provochi disagio o sia scomodo. Se rinunciare ai dolci è per voi un sacrificio, allora scegliete quello! A dire la verità, è una delle ultime cose a cui vorrei rinunciare, e il dolore aggiuntivo che traggo dal fatto che gli altri pensino che non è abbastanza difficile rende questo sacrificio una buona opportunità per crescere anche nell’umiltà!
2. Cosa mi distrae maggiormente da ciò che è davvero importante, e come posso affrontarlo?
Anche se la risposta ovvia numero 1 a “Cos’è importante” è “Dio”, la domanda può anche essere estesa a quello che è il nostro stato di vita, o al luogo in cui Dio ci ha chiesto specificatamente di servire. Rimanendo fedeli a quello a cui ci ha chiamati (in termini di vocazione, carriera…), Lo stiamo amando attivamente. Ecco qualche domanda da prendere in considerazione: controllare i social media toglie del tempo che si potrebbe trascorrere in preghiera? Guardare Netflix fa trascurare opportunità di servire la famiglia o di svolgere i compiti quotidiani? Ci si concentra troppo sulle mancanze degli altri (o sulle proprie) e non si vede Cristo in loro? Ci si lamenta anziché riconoscere l’opportunità che Dio ha dato di offrire un piccolo sacrificio d’amore per Lui?
3. In che modo questo può aiutarmi ad amare?
Abbiamo sempre bisogno di dirigere le nostre azioni a Dio e agli altri, e le nostre pratiche non dovrebbero essere svolte egoisticamente solo per noi stessi, senza alcun impatto sui nostri rapporti.
Ecco qualcosa da tenere in considerazione – quello che le penitenze quaresimali non dovrebbero essere:
- Non dovrebbe essere cose che avreste intenzione di fare comunque. Ad esempio, si voleva fare una dieta e quindi si rinuncerà ai dolci per la Quaresima.
- I sacrifici non dovrebbero essere scelti (o evitati) per gli altri, né dovrebbero avere impatti negativi su chi ci circonda.
- Non si dovrebbero paragonare i sacrifici o vantarsene. Dobbiamo lavorare tutti in campi diversi!
Per finire, pensate di rendere la vostra pratica quaresimale perenne!
Se volete rinunciare a qualcosa che vi allontana da Dio, è probabilmente una buona idea abbandonarla del tutto. Se invece siete convinti che dovreste recitare un Rosario ogni giorno della Quaresima, allora pensate di renderlo una parte regolare della vostra vita spirituale post-quaresimale. Non c’è motivo di abbandonare le buone abitudini che assumiamo in questo periodo.
E con questo vi auguro una buona Quaresima!
di Leslie Rodriguez -dal sito www.aleteia.it
■ E se fosse?
«Hai paura?» mi chiese un amico, dopo aver saputo che il Co-vid-19 ha mietuto la prima vittima italiana in un piccolo paese dei colli euganei, praticamente a pochi chilometri di distanza. Sinceramente non mi è stato facile rispondere. Un po’ di ansia c’era dentro di me. Pensavo tra l’altro ai miei familiari che vivono nei paraggi. La responsabilità legata alla decisione di promuovere o meno le assemblee liturgiche o ricreative. Ma ebbe il sopravvento la razionalità. Sono state prese e indicate tutte le misure di sicurezza possibili, la medicina ha fatto passi giganteschi in questi ultimi decenni, gli allarmismi non hanno mai prodotto dei risultati positivi. Per cui ho risposto di no, sia pur invocando prudenza e buon senso. Nel prosieguo del tempo, però, è sorta in me la domanda: «E se fosse? Se dovessi rapportarmi direttamente a forme di contagio, o addirittura trovarmi a contrarre il virus?». È tornata a galla la secolare questione della vita e della morte. Non serviva il corona virus a porcela, bastavano i numerosi drammi con cui si misura quotidianamente la nostra fragile umanità, catastrofi naturali o disgrazie familiari e personali. Finché non ci riguardano direttamente non ci lasciamo interrogare. Così come non ci siamo lasciati interrogare dai fiumi di cocaina che ha transitato dalle nostre parti; e neppure dall’aumento dei casi di dipendenza dal gioco d’azzardo, che porta alla rovina economica e sociale non solo l’individuo ma molte famiglie; o ancor meno dalle numerose forme di malcostume, violenze, proverbiali litigi che vedono come protagonisti anche gruppi e associazioni. “Se fosse”, non sarebbe diverso dalla sorte toccata al settantottenne padovano, dalla situazione dei numerosi ricoverati in terapia intensiva ormai in tutta l’alta Italia, dalle vittime quotidiane di malattie letali diffuse nel mondo. “Se fosse”, farei appello, oltre che ai sanitari, alla fede che apre alla certezza di una particolare grazia da parte del Signore, sia per una possibile guarigione sia per un sereno accompagnamento alla conclusione stessa del mio cammino terreno. “Se fosse”, penso che, oltre al Vangelo, andrei a rileggere il celebre romanzo del Manzoni, per confermare la mia fiducia nella provvidenza, per imparare il dolore, che non è scandalo né disperazione, ma la prova che Dio offre alla nostra virtù per fortificarla, il mezzo stesso della nostra redenzione. L’effetto più terribile della peste descritta nei “Promessi sposi” è stata la distruzione del vivere civile, perché il vicino iniziava a odiare il vicino, il fratello iniziava a odiare il fratello, e persino i figli abbandonavano i genitori. Manzoni rispondeva con la fede e la cultura, che non evitano i guai ma, diceva, insegnano come affrontarli; rispondeva invitando a essere uomini, a restare umani, quando il mondo impazzisce. “Insieme castigo e misericordia” affermava fra Cristoforo, perché aiuta l'uomo a comprendere il suo limite e nel contempo gli offre una straordinaria occasione di conversione e di riavvicinamento a Dio.
Don Francesco Zenna
■ Comunicato stampa inizio raccolta offerte.
Ogni anno questo Comitato si occupa di organizzare i festeggiamenti solenni della Santa Patrona di La Maddalena e commemorare la sacra ricorrenza della natività della Beata Vergine Maria, patrona di Moneta.
Attraverso la sua attività, il Comitato si prefigge di offrire momenti di aggregazione ed incontri che abbiano un forte legame con le tradizioni e la cultura locale. A tale scopo vengono promosse e coordinate iniziative legate alle tradizioni del luogo, allo sviluppo dell’ospitalità e all’educazione ambientale. Il tutto in sinergia tra le festività religiose e civili.
Per la buona riuscita dei festeggiamenti, si ha inoltre la necessità di promuovere anche iniziative destinate alla raccolta di fondi.
Si comunica che dal giorno 28 Febbraio 2020 inizierà il porta a porta per le offerte destinate all'organizzazione delle feste patronali. I componenti del Comitato avranno un cartellino di riconoscimento ben visibile e rilasceranno regolare ricevuta riportante l'importo dell'offerta elargita.
Ringraziamo fin d'ora chi volesse dare un contributo.
Il Presidente Gianmario SERIO
■ Ottimo risultato del Banco farmaceutico!
Davvero confortante il risultato della raccolta del farmaco per il Banco Farmaceutico nella nostra isola. Nelle farmacie isolane sono stati raccolti farmaci per il valore di €3150. Grazie di cuore ai volontari delle Caritas, ai farmacisti della Farmacia Corda e della Farmacia di Due Strade e a tutti coloro che hanno dimostrato sensibilità e generosità.
Un bellissimo segno fra le tante difficoltà che sta vivendo la nostra società. I farmaci saranno disponibili nelle nostre Caritas parrocchiali.
Don Andrea
■ Quaresima di Carità.
Per vivere una Quaresima di Carità invitiamo le famiglie a questa raccolta di prodotti che serviranno a sostenere il lavoro delle Caritas parrocchiali nell’assistere le persone in difficoltà:
Domenica 1 marzo: caffè e zucchero
Domenica 8 marzo: olio
Domenica 15 marzo: prodotti per l’igiene
Domenica 22 marzo legumi
Domenica 29 marzo: tonno e carne in scatola.
I prodotti possono essere lasciati durante le celebrazioni nei gradoni dell’altare.
■ Condoglianze ai familiari di Ione Vollaro che è tornata alla casa del Padre celeste.
AVVISI
Parrocchia Agonia di N.S.G.C. – Moneta
1. Domenica 1 marzo – ritiro delle catechiste all’Istituto San Vincenzo.
2. Venerdì 6 marzo primo venerdì del mese, adorazione del Santissimo Sacramento dalle h. 15.30.
Ogni venerdì, nel tempo di Quaresima, la S.Messa alle h. 16.45.
3. Domenica 8 marzo
● Festa della donna: preghiera e benedizione per tutte le donne.
● Ritiro del bambini della Prima Confessione nell’Oratorio “San Domenico Savio”
h. 10.30 S. Messa a Stagnali.
4. Per gli altri avvisi vedi il programma settimanale della “Quaresima nell’isola”.
5. Incontro Gruppo Ministranti: sabato alle 15.30.

AVVISI
Parrocchia Santa Maria Maddalena
1. Domenica 1 marzo – ritiro delle catechiste nell’Istituto San Vincenzo.
h. 17.00 S. Messa sala della Sacra Famiglia alla Crocetta.
2. Lunedì 2 marzo
Ore 08.30 S.Messa per i coniugi defunti.
3. Mercoledì 4 marzo
H.18.00 Stazione Quaresimale nella Chiesa della SS.Trinità, (non ci sarà la S.Messa in cimitero, né la S.Messa in parrocchia delle ore 18.00).
4. Giovedì 5 marzo primo giovedì del mese.
H. 17.00 preghiera per le vocazioni.
5. Venerdì 6 marzo primo venerdì del mese.
6. Domenica 8 marzo
● Festa della donna: preghiera e benedizione per tutte le donne.
● Ritiro del bambini della Prima Confessione nell’Oratorio “San Domenico Savio”.
7. Il viaggio ad Ajaccio è stato annullato a causa dell’ emergenza del coronavirus.
8. Domenica 15 Marzo incontro diocesano dei ministranti a Tempio.
9. Giovedì 19 Marzo Solennità di San Giuseppe, benedizione e preghiera per tutti i papà.
10. Per gli altri avvisi vedi il programma settimanale della “Quaresima nell’isola”.
11. Incontro Gruppo Ministranti: ogni lunedì dalle 18.00 alle 18.30 o martedì dalle 18.00 alle 18.30 presso l’Oratorio don Bosco.
12. Dal 24 aprile al 2 maggio pellegrinaggio a Pietrelcina - Padre Pio, Pescara, Assisi, Cascia e Greccio. Per informazioni rivolgersi a Paolo Provenzano al numero 3403596991.
QUARESIMA NELL’ISOLA
Programma settimanale
Lunedì – adorazione del Santissimo Sacramento dalle h. 15.00, il rosario, vespri e S. Messa alle h.18.00 nella cappella dell’Istituto San Vincenzo. Dopo la S. Messa la Lectio Divina. ( Non ci sarà la S. Messa nella chiesa di S. Maria Maddalena)
Martedì – Lectio Divina nel salone delle conferenze dell’Oasi Serena a Moneta.
Mercoledì – confessore straordinario don Francesco Cossu disponibile dalle 10.00 al 12.00 e dalle 16.00 alle 17.00 nella chiesa di S. Maria Maddalena.
h. 18.00 – stazione quaresimale (non ci saranno le S. Messe nelle altre chiese)
4 marzo – chiesa della Trinità
11 marzo – S. Maria Maddalena
18 marzo – Madonna della Pace a Stagnali
25 marzo – Istituto San Vincenzo
1 aprile – Due Strade
7 aprile – Moneta
Venerdì – Via Crucis: h. 16.30 Bambino Gesù.
h. 17.15 Moneta animata dai bambini; la S. Messa h. 16.45.
h. 18.30 S. Maria Maddalena animata da vari gruppi parrocchiali.
h. 21.00 S. Maria Maddalena Via Crucis per favorire chi ha impegni lavorativi
Domenica – Testimoni del mistero – le reliquie della Passione di Gesù (sala delle conferenze dell’Oasi Serena)
15 marzo – documentario sulla Sacra Sindone
29 marzo – La Santa Croce, sudario di Oviedo, la tunica di Arguenteuil, il velo di Manopello.
M A G I S T E R O
MEDITERRANEO FRONTIERA DI PACE
Mentre siamo riuniti qui a pregare e a riflettere sulla pace e sulle sorti dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo, sull’altra sponda di questo mare, in particolare nel nord-ovest della Siria, si consuma un’immane tragedia. Dai nostri cuori di pastori si eleva un forte appello agli attori coinvolti e alla comunità internazionale, perché taccia il frastuono delle armi e si ascolti il pianto dei piccoli e degli indifesi; perché si mettano da parte i calcoli e gli interessi per salvaguardare le vite dei civili e dei tanti bambini innocenti che ne pagano le conseguenze.
Preghiamo il Signore affinché muova i cuori e tutti possano superare la logica dello scontro, dell’odio e della vendetta per riscoprirsi fratelli, figli di un solo Padre, che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi (cfr Mt 5,45). Invochiamo lo Spirito Santo perché ognuno di noi, a partire dai gesti di amore quotidiani, contribuisca a costruire relazioni nuove, ispirate alla comprensione, all’accoglienza, alla pazienza, ponendo così le condizioni per sperimentare la gioia del Vangelo e diffonderla in ogni ambiente di vita. La Vergine Maria, la “Stella del mare” [Santa Madre di Dio] alla quale guardiamo come esempio più alto di fedeltà a Gesù e alla sua parola, ci aiuti a camminare su questa strada.
Ringrazio di cuore tutti i Vescovi e quanti hanno partecipato a questo incontro sul Mediterraneo come frontiera di pace. Grazie a tutti! Avete contribuito a far crescere la cultura dell’incontro e del dialogo in questa regione così importante per la pace nel mondo.
(ANGELUS – Visita a Bari per l'incontro di riflessione e spiritualità “ Mediterraneo Frontiera di Pace – 23/02/2020)
«ALLA SERA DELLA VITA, SAREMO GIUDICATI SULL’AMORE» (S. Giovanni della Croce, PAROLE DI LUCE E DI AMORE, 57)
Gesù cita l’antica legge: «Occhio per occhio e dente per dente» (Mt 5,38; Es 21,24). Sappiamo che cosa voleva dire: a chi ti toglie qualcosa, tu toglierai la stessa cosa. Era in realtà un grande progresso, perché impediva ritorsioni peggiori: se uno ti ha fatto del male, lo ripagherai con la stessa misura, non potrai fargli di peggio. Chiudere le contese in pareggio era un passo avanti. Eppure Gesù va oltre, molto oltre: «Ma io vi dico di non opporvi al malvagio». Ma come, Signore? Se qualcuno pensa male di me, se qualcuno mi fa del male, non posso ripagarlo con la stessa moneta? “No”, dice Gesù: non-violenza, nessuna violenza.
Possiamo pensare che l’insegnamento di Gesù persegua una strategia: alla fine il malvagio desisterà. Ma non è questo il motivo per cui Gesù chiede di amare anche chi ci fa del male. Qual è la ragione? Che il Padre, nostro Padre, ama sempre tutti, anche se non è ricambiato. Egli «fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti». E oggi, ci dice: «Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo!». Ossia: “Vivete come me, cercate quello che io cerco”. Gesù ha fatto così. Non ha puntato il dito contro quelli che l’hanno condannato ingiustamente e ucciso crudelmente, ma ha aperto loro le braccia sulla croce. E ha perdonato chi gli ha messo i chiodi nei polsi.
Allora, se vogliamo essere discepoli di Cristo, se vogliamo dirci cristiani, questa è la via, non ce n’è un’altra. Amati da Dio, siamo chiamati ad amare; perdonati, a perdonare; toccati dall’amore, a dare amore senza aspettare che comincino gli altri; salvati gratuitamente, a non ricercare alcun utile nel bene che facciamo. E tu puoi dire: “Ma Gesù esagera! Dice persino: «Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano»; parla così per destare l’attenzione, ma forse non intende veramente quello”. Invece sì, intende veramente quello. Gesù qui non parla per paradossi, non usa giri di parole. È diretto e chiaro. Cita la legge antica e solennemente dice: “Ma io vi dico: amate i vostri nemici”. Sono parole volute, parole precise.
Se amo e perdono, non sopravvivo in questo mondo, dove prevale la logica della forza e sembra che ognuno pensi a sé”. Ma allora la logica di Gesù è perdente? È perdente agli occhi del mondo, ma vincente agli occhi di Dio. San Paolo ci dice: «Nessuno si illuda, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio». Dio vede oltre, sa che il male si vince solo col bene. Ci ha salvati così: non con la spada, ma con la croce. Amare e perdonare è vivere da vincitori. Perderemo se difenderemo la fede con la forza.
Oggi Gesù, col suo amore senza limiti, alza l’asticella della nostra umanità. Alla fine possiamo chiederci: “E noi, ce la faremo?”. Se la meta fosse impossibile, il Signore non ci avrebbe chiesto di raggiungerla. Ma da soli è difficile; è una grazia che va chiesta. Chiedere a Dio la forza di amare, dirgli: “Signore, aiutami ad amare, insegnami a perdonare. Da solo non ci riesco, ho bisogno di Te”. E va chiesta anche la grazia di vedere gli altri non come ostacoli e complicazioni, ma come fratelli e sorelle da amare. Molto spesso chiediamo aiuti e grazie per noi, ma quanto poco chiediamo di saper amare! Non chiediamo abbastanza di saper vivere il cuore del Vangelo, di essere davvero cristiani. Ma «alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore» (S. Giovanni della Croce, Parole di luce e di amore, 57). Scegliamo oggi l’amore, anche se costa, anche se va controcorrente. Non lasciamoci condizionare dal pensiero comune, non accontentiamoci di mezze misure. Accogliamo la sfida di Gesù, la sfida della carità. Saremo veri cristiani e il mondo sarà più umano.
(OMELIA S.Messa –VII Domenica del Tempo Ordinario -Visita a Bari - 23 febbraio 2020)
CATECHESI - Quaresima: entrare nel deserto
Oggi, Mercoledì delle Ceneri, iniziamo il cammino quaresimale, cammino di quaranta giorni verso la Pasqua, verso il cuore dell’anno liturgico e della fede. È un cammino che segue quello di Gesù, che agli inizi del suo ministero si ritirò per quaranta giorni a pregare e digiunare, tentato dal diavolo, nel deserto. Proprio del significato spirituale del deserto vorrei parlarvi oggi. Cosa significa spiritualmente il deserto per tutti noi, anche noi che viviamo in città, cosa significa il deserto.
Immaginiamo di stare in un deserto. La prima sensazione sarebbe quella di trovarci avvolti da un grande silenzio: niente rumori, a parte il vento e il nostro respiro. Ecco, il deserto è il luogo del distacco dal frastuono che ci circonda. È assenza di parole per fare spazio a un’altra Parola, la Parola di Dio, che come brezza leggera ci accarezza il cuore (cfr 1 Re 19,12). Il deserto è il luogo della Parola, con la maiuscola. Nella Bibbia, infatti, il Signore ama parlarci nel deserto. Nel deserto consegna a Mosè le “dieci parole”, i dieci comandamenti. E quando il popolo si allontana da Lui, diventando come una sposa infedele, Dio dice: «Ecco, io la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Là mi risponderà, come nei giorni della sua giovinezza». Nel deserto si ascolta la Parola di Dio, che è come un suono leggero. Il Libro dei Re dice che la Parola di Dio è come un filo di silenzio sonoro. Nel deserto si ritrova l’intimità con Dio, l’amore del Signore. Gesù amava ritirarsi ogni giorno in luoghi deserti a pregare. Ci ha insegnato come cercare il Padre, che ci parla nel silenzio. E non è facile fare silenzio nel cuore, perché noi cerchiamo sempre di parlare un po’, di stare con gli altri.
La Quaresima è il tempo propizio per fare spazio alla Parola di Dio. È il tempo per spegnere la televisione e aprire la Bibbia. È il tempo per staccarci dal cellulare e connetterci al Vangelo. Quando ero bambino non c’era la televisione, ma c’era l’abitudine di non ascoltare la radio. La Quaresima è deserto, è il tempo per rinunciare, per staccarci dal cellulare e connetterci al Vangelo. È il tempo per rinunciare a parole inutili, chiacchiere, dicerie, pettegolezzi, e parlare e dare del “tu” al Signore. È il tempo per dedicarsi a una sana ecologia del cuore, fare pulizia lì. Viviamo in un ambiente inquinato da troppa violenza verbale, da tante parole offensive e nocive, che la rete amplifica. Oggi si insulta come se si dicesse “Buona Giornata”. Siamo sommersi di parole vuote, di pubblicità, di messaggi subdoli. Ci siamo abituati a sentire di tutto su tutti e rischiamo di scivolare in una mondanità che ci atrofizza il cuore e non c’è bypass per guarire questo, ma soltanto il silenzio. Fatichiamo a distinguere la voce del Signore che ci parla, la voce della coscienza, la voce del bene. Gesù, chiamandoci nel deserto, ci invita a prestare ascolto a quel che conta, all’importante, all’essenziale. Al diavolo che lo tentava rispose: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Come il pane, più del pane ci occorre la Parola di Dio, ci serve parlare con Dio: ci serve pregare. Perché solo davanti a Dio vengono alla luce le inclinazioni del cuore e cadono le doppiezze dell’anima. Ecco il deserto, luogo di vita, non di morte, perché dialogare nel silenzio col Signore ci ridona vita.
Proviamo di nuovo a pensare a un deserto. Il deserto è il luogo dell’essenziale. Guardiamo le nostre vite: quante cose inutili ci circondano! Inseguiamo mille cose che paiono necessarie e in realtà non lo sono. Quanto ci farebbe bene liberarci di tante realtà superflue, per riscoprire quel che conta, per ritrovare i volti di chi ci sta accanto! Anche su questo Gesù ci dà l’esempio, digiunando. Digiunare è saper rinunciare alle cose vane, al superfluo, per andare all’essenziale. Digiunare non è soltanto per dimagrire, digiunare è andare proprio all’essenziale, è cercare la bellezza di una vita più semplice.
Il deserto, infine, è il luogo della solitudine. Anche oggi, vicino a noi, ci sono tanti deserti. Sono le persone sole e abbandonate. Quanti poveri e anziani ci stanno accanto e vivono nel silenzio, senza far clamore, marginalizzati e scartati! Parlare di loro non fa audience. Ma il deserto ci conduce a loro, a quanti, messi a tacere, chiedono in silenzio il nostro aiuto. Tanti sguardi silenziosi che chiedono il nostro aiuto. Il cammino nel deserto quaresimale è un cammino di carità verso chi è più debole.
Preghiera, digiuno, opere di misericordia: ecco la strada nel deserto quaresimale.
(Udienza Generale - 26/02/2020) a cura di A. Panzera
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