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n°2 Sabato 11 Gennaio 2020

 

EDITORIALE

 La festa del Battesimo del Signore è la festa del Battesimo del cristiano.

BATTESIMO DI GESU' LEONARDODomenica prossima è la festa del Battesimo del Signore. Essa celebra Gesù che si unisce alla folla di peccatori che nel fiume Giordano si fanno battezzare da Giovanni. Gesù si fa vicino all’umanità peccatrice bisognosa e insieme desiderosa di perdono, e indica la via della salvezza. Il Battesimo di Gesù nel Giordano non segna solo la fine del tempo natalizio ma anche l’inizio della sua missione e l’annuncio del nostro Battesimo. Nella passata solennità del Natale veniva presentato come un piccolo bambino, rivestito dell’umana debolezza, nella festa del Battesimo lo si vede uomo maturo, che manifesta la grandezza di Figlio unico di Dio ed annuncia il dono dello Spirito, che rende anche noi figli di Dio, partecipi della vita immortale. La festa del Battesimo del Signore è dunque la festa del nostro Battesimo. Il Battesimo è sempre legato alla fede. Diventare cristiano richiede, fin dal tempo degli apostoli, un cammino e una iniziazione con diverse tappe che comportano alcuni elementi essenziali: l’annuncio della Parola, l’accoglienza del Vangelo che provoca una conversione, la professione di fede, l’effusione dello Spirito, l’accesso alla Comunione eucaristica. È il così detto catecumenato pre-battesimale. Questo per quanto riguarda il Battesimo degli adulti. In alcune nazioni, come da noi, il Battesimo dei bambini è diventato largamente la forma abituale della celebrazione del sacramento. La Chiesa, memore della parola di Gesù che dice: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite”, raccomanda il Battesimo dei bambini, mirabile dono dall’Alto. Non è un’imposizione; i bambini in tutto dipendono dai genitori che danno loro ciò che ritengono buono: la vita, il nome, la lingua, l’educazione, il cibo, il vestito e anche la fede. C’è inoltre l’aiuto del padrino e della madrina ed eventualmente anche di qualche familiare che si impegna, d’accordo con i genitori, a trasmettere al bambino battezzato gli elementi essenziali della fede cristiana. Oggi non c’è più l’obbligo grave di battezzare entro gli otto giorni dalla nascita, sia perché è quasi scomparsa la mortalità infantile e sia per consentire alla mamma di partecipare al Battesimo del figlio. Si raccomanda comunque di battezzare appena possibile. Si richiede un catecumenato post-battesimale, il così detto catechismo che non è semplicemente una istruzione posteriore al Battesimo ma il necessario sviluppo della grazia battesimale nella crescita della persona, una iniziazione alla vita cristiana. Come si è accennato, il Battesimo è il primo sacramento della iniziazione cristiana e prepara gli altri due: la Cresima o Confermazione e l’Eucaristia. Sono i tre sacramenti che fanno il cristiano completo. Nei riti orientali delle Chiese ortodosse l’iniziazione cristiana dei bambini incomincia con il Battesimo immediatamente seguito dalla Confermazione e dall’ Eucaristia (si da al bambino un pezzetto di pane consacrato). In tutti i battezzati, bambini o adulti, la fede deve crescere dopo il Battesimo. Con la tradizione di conferire il Battesimo ai fanciulli la maggior parte degli adulti, da noi, non ha fatto un catecumenato, una preparazione sufficiente, quella che si fa da bambini non è adeguata agli adulti. Per cui da parte di molti cristiani responsabili c’è l’esigenza di una più profonda formazione cristiana. A questa esigenza rispondono le comunità neo-catecumenali e altre associazioni e movimenti. Ogni anno nella veglia pasquale, la Chiesa con i suoi fedeli rinnova solennemente le promesse battesimali.

                              D.D.

 

I FATTI DELLA SETTIMANA

 A S. Maria Maddalena la rappresentazione del musical "una storia d'amore".

Dopo un lungo periodo di pausa, in occasione delle feste natalizie, il gruppo teatrale dell'oratorio di Moneta San Domenico Savio, è tornato alla ribalta presentando alla comunità isolana un nuovo musical "Una storia d'amore" di Fabio Baggio. Lo spettacolo è stato rappresentato nella chiesa di S. Maria Maddalena domenica 22 dicembre e a grande richiesta anche domenica 5 gennaio. Pur se il tempo di preparazione è stato molto poco, costringendoli a fare grande sacrifici provando quasi tutte le sere, i 22 protagonisti 17 adulti e 5 bambini, ci hanno messo tutto l'impegno e hanno dato il meglio di sè. Essi hanno voluto rappresentare "la più bella storia d'amore che ha illuminato l'umanità fino agli estremi confini del mondo": questi versi sono stati l'introduzione al musical e sono usciti dalla penna del bravissimo poeta Gennaro Avellino. Dopo la visione di uno sfolgorante angelo azzurro che, spiegando le grandi ali, invocava l'arrivo della stella cometa, ecco che, nella piazza dove si svolgeva una grande festa con musiche e balli, c'è stato il primo incontro tra Maria e Giuseppe. Due protagonisti davvero speciali Vanessa ed Emanuele che, con la loro magistrale interpretazione hanno incantato il pubblico raccontando in musica la bella storia d'amore e l'emozione era davvero palpabile! Cantando e ballando tutti i protagonisti ci hanno trasmesso gioia, ma anche il più bel messaggio d'amore di tutti i tempi: Dio che si è fatto uomo per salvarci! Molto bella la sceneggiatura, come la grande stella cometa che scendendo dall'alto, ha creato una magica atmosfera e per questo non possiamo non lodare la bravura della mitica nonchè l'anima del musical, la regista Manuela Verzino che è riuscita a farci vivere nuove emozioni! Molto contento e grato a tutti i protagonisti grandi e piccoli il parroco don Andrea Domanski, ha esteso i ringraziamenti a tutti coloro che hanno collaborato per la buona riuscita dell'evento. Visti i grandi successi che il gruppo teatrale ottiene già da tanti anni, ci auguriamo che presto si rimetta al lavoro presentandoci nuovi musical, offrendoci così l'occasione di ritrovarci in tanti per emozionarci ancora!                                      

Maria Vitiello

 

Quarta edizione concorso presepi.

VINCITORI 1 PREMIO PRESEPI 2019 Il Primo premio è stato assegnato al Presepe “Gesù il Maestro” realizzato dall’Oratorio San Giovanni Bosco - Parrocchia Santa Maria Maddalena dal gruppo “gli Scalmanati”, esposto presso l’attività commerciale cartoleria Pinna, il presepe è stato realizzato dai ragazzi con materiali quali stoffe, das, cartoncini colorati e colla a caldo... il tema è il mondo della scuola, il vero Maestro? È Gesù , che i ragazzi hanno voluto far nascere sulla cattedra di un aula piena di piccoli alunni.

Il Secondo premio è stato assegnato al Presepe “Gesù nasce nel nostro Arcipelago” realizzato dai piccoli del Gruppo di Padre Pio, esposto presso l’Atrio Comunale, il presepe è stato realizzato con polistirolo, colori, legnetti portati dal mare sabbia per acquari, i bambini hanno voluto riprodurre un angolo del nostro Arcipelago volevano ricordare l'esperienza trascorsa la scorsa estate con i Bambini del Reparto Oncologico di san Giovanni Rotondo per la settimana della salute.

Il Terzo premio è stato assegnato al Presepe “Laudato Sii” realizzato dall’Oratorio San Giovanni Bosco - Parrocchia Santa Maria Maddalena “I Terribili 16”, esposto presso l’attività commerciale Mascagni/Bancarotta. I ragazzi hanno voluto sottolineare il tema dell'ambiente realizzando l'intero presepe con materiale di riciclo scatolette, contenitori, bacchette per il caffè, tappi, carta, plastiche varie, richiamando al rispetto e alla salvaguardia della natura, e a San Francesco che ha sempre amato e rispettato il creato.

Molti altri i presepi ricchi di tematiche sociali il disagio giovanile, metodi di didattica, rispetto per l'ambiente, riciclo vetro, il mondo sommerso con l'acquario, la ricerca di se stessi nei personaggi del presepe, la sanità ... ecco tutti temi che hanno animato i gruppi che si sono cimentati in questa 4a edizione concorso presepi...

VINCITORI 2 PREMIO CONCORSO PRESEPI 2019Questa è l'ultima Edizione firmata Amministrazione Montella ora il prossimo anno toccherà alla nuova Amministrazione portare avanti questa bella tradizione che vede trasmettere gioco di squadra e tradizione tra le nuove generazioni. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato, a chi ha collaborato, un ringraziamento va alle attività commerciali che hanno messo a disposizione le loro vetrine per esporre i lavori dei ragazzi.

Un grazie di cuore ai miei compagni di viaggio alla mia squadra di maggioranza alla drs. Campo che ha sempre seguito la parte amministrativa del concorso, un grazie anche al Comitato Classe ‘69 per averci fornito supporto negli allestimenti.

Piace chiudere con le parole di Papa Francesco:

Tratto dalla lettera enciclica di Papa Francesco “Admirabile signum”:

“Il presepe porta il Vangelo nei posti in cui si vive: nelle case, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze. È il senso profondo del presepe per la pace, per la famiglia, per cambiare la nostra vita”.

Sempre Papa Francesco "Con questa Lettera vorrei sostenere la bella tradizione delle nostre famiglie, che nei giorni precedenti il Natale preparano il presepe. Come pure la consuetudine di allestirlo nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze... È davvero un esercizio di fantasia creativa, che impiega i materiali più disparati per dare vita a piccoli capolavori di bellezza. Si impara da bambini: quando papà e mamma, insieme ai nonni, trasmettono questa gioiosa abitudine, che racchiude in sé una ricca spiritualità popolare. Mi auguro che questa pratica non venga mai meno; anzi, spero che, là dove fosse caduta in disuso, possa essere riscoperta e rivitalizzata”.

Emilia Malleo

 

PRESEPI VINCITORI CONCORSO PRESEPI 2019

 

 

 

■ ORATORIO

  1. 1.Voglio ringraziare all’inizio di questo nuovo anno tutti i collaboratori, educatori, catechiste, genitori, animatori che hanno contribuito nel processo educativo del nostro oratorio, tante le attività svolte da ottobre ad oggi, penso al concerto, al musical, ai presepi, al lavoro dei vari gruppi in modo particolare della Banda San Domenico Savio, alla tombolata vissuta il 5 gennaio. Anche il mese di gennaio vedrà l’oratorio impegnato in tante attività, con anche tanti ospiti esterni, che aiuteranno i nostri ragazzi nella crescita. Tutto questo è possibile oltre ai volontari, grazie alle numerose attività che ci supportano e sostengono attraverso lo sponsor concesso in varie maniere.
  1. 2.MINISTRANTI. La comunità di Santa Maria Maddalena ha dall’anno scorso un bel gruppetto di ragazzi che svolge ogni domenica e anche in alcune occasioni settimanali il servizio liturgico di ministranti. Dalla prossima settimana ripartirà il corso, quindi chiunque voglia vivere questo servizio è pregato di far riferimento alla propria catechista, di entrambe le parrocchie.
  2. 3.Si ricorda che in questo mese si sta provvedendo al rinnovo dell’Assicurazione per tutti i bambini e ragazzi che svolgono l’iniziazione cristiana o qualche altra attività presso l’Oratorio.

 

L’AZIONE CATTOLICA. SCUOLA DI FORMAZIONE E DI EDUCAZIONE DELLE COSCIENZE.

Come tutti voi avete appreso a fine dicembre, il Vescovo Sebastiano Sanguinetti mi ha nominato assistente diocesano dell’Azione Cattolica Ragazzi, insieme ad altri preti, mi occuperò di accompagnare questa importante associazione della chiesa Italiana (nello specifico seguirò l’articolazione dei ragazzi), che negli anni ha formato generazioni di uomini e donne che hanno dato il loro contributo alla Chiesa e alla società intera. Per me questa nomina è stata come tornare indietro nel tempo, l’Azione Cattolica è stata la mia famiglia fin da piccolo, dove sono cresciuto nella fede, dove ho vissuto momenti importanti della mia vita, dove ho conosciuto molti amici e compagni di viaggio, dove ho vissuto l’esperienza dell’essere educatore, ma soprattutto dove ho maturato la decisione di rispondere alla vocazione sacerdotale. Anche voi cari maddalenini avete un importante storia dell’azione cattolica nella vostra isola e credo che questo momento provvidenziale voluto dal Signore non debba essere sprecato. Proprio per questo in piena comunione con il parroco si è decisi nel voler riproporre il cammino associativo come scuola di formazione cattolica delle coscienze, iniziando dagli adulti, dalle coppie, fino ad arrivare ai ragazzi. Tra pochi giorni sarete informati sull’incontro che si farà per vedere se è possibile ristrutturare l’associazione, per quel momento verrà chiamato l’assistente unitario don Romolo Fenu, che ci terrà un momento di presentazione e di riflessione.

                               Don Davide

 

■ Gianna Beretta Molla, la Santa Protettrice delle mamme e dei Bambini

Alla quarta gravidanza, dopo aver scoperto un fibroma all’utero, preferì morire per non sopprimere la vita della quarta figlia. Che oggi fa il medico cura gli anziani. Come faceva la madre. Gianna Beretta Molla di Magenta (Milano) morì il 28 aprile del 1962, nel 2004 fu canonizzata da Giovanni Paolo II

Era il 1962 quando il 28 aprile Gianna Beretta Molla morì dopo aver scelto di non farsi curare per un tumore per timore di arrecare danno al quarto figlio che aspettava. Papa Giovanni Paolo II la canonizzò nel 2004, ma, se si potesse riavvolgere il film della Storia e delle storie, quanto ci piacerebbe spiare la mamma, non ancora santa, mentre cammina nella notte per addormentare un neonato urlante, mentre si china su un pavimento cosparso di giocattoli, oppure mentre si butta a capofitto lungo una ripida pista di sci (perché no?).

Quanto ci piacerebbe osservare Gianna Beretta Molla, la prima madre dei nostri tempi a essere proclamata santa, filtrando il suo eroismo e il suo gesto di estremo sacrificio - dare la propria vita per quella della figlia che doveva ancora nascere - attraverso la tanto citata “normalità” che hanno descritto così bene i suoi biografi e, ancor prima di loro, le persone che le sono vissute vicino, a cominciare dal marito. «Non mi sono mai reso conto di vivere vicino a una santa», ci raccontò più volte Pietro Molla, che poco dopo la scomparsa della moglie aveva attraversato anche il dolore della morte di una figlia. «Mia moglie aveva una fiducia veramente infinita nella Provvidenza. Era una donna piena di gioia di vivere. Felice. Amava la sua famiglia e la sua professione di medico. La sua casa. La musica. Il teatro. La montagna. I fiori».

Del resto, basta leggere le lettere al marito pubblicate dalle edizioni Paoline, «una testimonianza preziosa di spiritualità coniugale e familiare, un autentico cammino di santità», come le definì nella prefazione il cardinale Carlo Maria Martini, per incontrare nel con­tempo una donna "vera", innamorata e appassionata della propria famiglia.

A Giuliana Pelucchi, autrice della toccante biografia pubblicata sempre dalle Paoline, il marito raccontò: «Amava tutte le cose belle che Dio ci ha donato. Mi è sempre sembrata una donna del tutto normale, ma, come mi disse monsignor Carlo Colombo, la santità non è fatta solo da segni straordinari. È fatta soprattutto dell'adesione, quotidiana, ai disegni imperscrutabili di Dio».

Ecco. È proprio a quella quotidianità che varrebbe la pena d'indirizzare la mente, a quali giorni e quali ore avrà attraversato guardando il marito e i suoi tre piccolissimi bambini, il più grande di poco più di cinque anni, nella speranza di riuscire a salvare la vita della piccola in grembo, e la propria.

Per salvare sè stessa, il passo obbligatorio sarebbe stato eliminare la prima, messa a termine da un intervento che avrebbe potuto eliminare il fibroma, messosi a crescere di pari passo alla gravidanza. Ma, come hanno ricordato altre donne negli anni a seguire, una mamma si piega ad abbracciare il più indifeso dei figli. L'intervento non ci fu e Gianna Beretta Molla morì. Pochi giorni prima aveva ribadito al marito e ai medici: «Se dovete decidere tra me e il bambino, scegliete il bambino».

Sbaglierebbe molto chi pensasse a un gesto momentaneo o inconsulto. A un atto di coraggio improvviso e forse immotivato. «Per lei», continuava a ripetere il marito, «è stata la naturale conseguenza di tutta una vita».

Vita fatta di una fede vissuta, dell'impegno nell'Azione cattolica, delle lunghe ore vicino ai propri pazienti, molti dei quali anziani, nonostante la specializzazione in pediatria. Vita, che ancor prima, ha messo radici in una grande famiglia con molti figli e tante vocazioni religiose (come quelle dei tre fratelli).

Ed è forse proprio questo che di Gianna Beretta Molla interroga di più le coscienze, anche di coloro che se ne sentono in qualche modo infastiditi. Il che non meraviglia in una società che ogni giorno allude ai “grandi passi avanti” di una diagnostica prenatale che si vanta di mettere al riparo da qualsiasi problema del futuro bambino, come se fermarne la vita fosse una cura.

Forse bisognerebbe contemplarne in silenzio il ricordo. Come indirettamente ci insegna a fare la sua più viva testimone, quella figlia Gianna Emanuela, che, guarda caso, è diventata medico geriatra. Schiva e restia a qualunque "uscita", ha scritto: «Sento in me la forza e il coraggio di vivere, sento che la vita mi sorride e desidero essere per lei motivo di orgoglio, dedicando la mia vita alla cura degli anziani, i suoi malati prediletti. Credo che ne sarà felice».                                 Renata Maderna

Dal sito: https://www.famigliacristiana.it

 

Purtroppo nuovi problemi per Radio Arcipelago.

Non erano bastati, nell’anno appena trascorso, i guasti ai computer della regia e le avarie ai trasmettitori obsoleti. Ci si è messa di mezzo anche la tempesta di vento che, qualche giorno prima di Natale, ha imperversato sull’arcipelago, provocando il cedimento di un tirante del traliccio di trasmissione di Punta Villa, alto 15 m che, collassando, è precipitato al suolo spezzandosi in tre parti. I danni sono ingenti e vanno a sommarsi alle situazioni pregresse. Don Andrea sta valutando il da farsi, alla luce del notevole impegno finanziario necessario per il ripristino della situazione e dei costi ordinari di gestione dell’emittente.                   

Claudio Ronchi

 

■ Condoglianze ai familiari di Antonio Favale che è tornato alla casa del Padre celeste.

 

 

 

M A G I S T E R O

 IL VANGELO DI CRISTO È LA PIENA RIVELAZIONE DEL DISEGNO DI DIO SULL’UOMO E SUL MONDO

Il Vangelo, con il Prologo di San Giovanni, ci mostra la novità sconvolgente: il Verbo eterno, il Figlio di Dio, «si fece carne». Non solo è venuto ad abitare tra il popolo, ma si è fatto uno del popolo, uno di noi! Dopo questo avvenimento, per orientare la nostra vita non abbiamo più soltanto una legge, una istituzione, ma una Persona, una Persona divina, Gesù, che ci orienta la vita, ci fa andare sulla strada perché Lui l’ha fatta prima.

San Paolo benedice Dio per il suo disegno d’amore realizzato in Gesù Cristo. In questo disegno ognuno di noi trova la propria vocazione fondamentale. Qual è? Così dice Paolo: siamo predestinati ad essere figli di Dio per opera di Gesù Cristo. Il Figlio di Dio si fece uomo per fare noi, uomini, figli di Dio. Per questo il Figlio eterno si è fatto carne: per introdurci nella sua relazione filiale con il Padre.

Dunque, mentre continuiamo a contemplare il segno mirabile del Presepe, la Liturgia odierna ci dice che il Vangelo di Cristo non è una favola, non è un mito, un racconto edificante, no. Il Vangelo di Cristo è la piena rivelazione del disegno di Dio sull’uomo e sul mondo. È un messaggio nello stesso tempo semplice e grandioso, che ci spinge a domandarci: quale progetto concreto ha posto in me il Signore, attualizzando ancora la sua nascita in mezzo a noi?

È l’apostolo Paolo a suggerirci la risposta: «[Dio] ci ha scelti […] per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità». Ecco il significato del Natale. Se il Signore continua a venire in mezzo a noi, se continua a farci dono della sua Parola, è perché ciascuno di noi possa rispondere a questa chiamata: diventare santi nell’amore. La santità è appartenenza a Dio, è comunione con Lui, trasparenza della sua bontà infinita. La santità è custodire il dono che Dio ci ha dato. Soltanto questo: custodire la gratuità. Questo è essere santo. Perciò, chi accoglie in sé la santità come dono di grazia, non può non tradurla in azione concreta nel quotidiano. Questo dono, questa grazia che Dio mi ha dato, io lo traduco in azioni concrete nel quotidiano, nell’incontro con gli altri. Questa carità, questa misericordia verso il prossimo, riflesso dell’amore di Dio, al tempo stesso purifica il nostro cuore e ci dispone al perdono, rendendoci giorno dopo giorno “immacolati”. Ma immacolati non nel senso che io tolgo una macchia: immacolati nel senso che Dio entra in noi, il dono, la gratuità di Dio entra in noi e noi la custodiamo e la diamo agli altri.

La Vergine Maria ci aiuti ad accogliere con gioia e gratitudine il disegno divino d’amore realizzato in Gesù Cristo.

(ANGELUS – II Domenica del Tempo di Natale – 05/01/2020)

 

NOI, DOPO L'INCONTRO CON GESU', NON SIAMO PIU' QUELLI DI PRIMA

 

Celebriamo la solennità dell'Epifania, nel ricordo dei Magi venuti dall’Oriente a Betlemme, seguendo la stella, per far visita al neonato Messia. Alla fine del racconto evangelico, si dice che i Magi «avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese». Per un’altra strada.

Questi sapienti, provenienti da regioni lontane, dopo aver viaggiato molto, trovano colui che desideravano conoscere, dopo averlo a lungo cercato, sicuramente anche con fatiche e peripezie. E quando finalmente giungono alla loro meta, si prostrano davanti al Bambino, lo adorano, gli offrono i loro doni preziosi. Dopo di che si rimettono in cammino senza indugio per tornare nella loro terra. Ma quell’incontro con il Bambino li ha cambiati.

L’ incontro con Gesù non trattiene i Magi, anzi, infonde in loro una nuova spinta per ritornare al loro paese, per raccontare ciò che hanno visto e la gioia che hanno provato. In questo c’è una dimostrazione dello stile di Dio, del suo modo di manifestarsi nella storia. L’esperienza di Dio non ci blocca, ma ci libera; non ci imprigiona, ma ci rimette in cammino, ci riconsegna ai luoghi consueti della nostra esistenza. I luoghi sono e saranno gli stessi, ma noi, dopo l’incontro con Gesù, non siamo quelli di prima. L’incontro con Gesù ci cambia, ci trasforma. L’evangelista Matteo sottolinea che i Magi fecero ritorno «per un’altra strada». Essi sono condotti a cambiare strada dall’avvertimento dell’angelo, per non imbattersi in Erode e nelle sue trame di potere.

Ogni esperienza di incontro con Gesù ci induce ad intraprendere vie diverse, perché da Lui proviene una forza buona che risana il cuore e ci distacca dal male.

C’è una dinamica sapiente tra continuità e novità: si ritorna “al proprio paese”, ma “per un’altra via”. Questo indica che siamo noi a dover cambiare, a trasformare il nostro modo di vivere pur nell’ambiente di sempre, a modificare i criteri di giudizio sulla realtà che ci circonda. Ecco la differenza tra il vero Dio e gli idoli traditori, come il denaro, il potere, il successo…; tra Dio e quanti promettono di darti questi idoli, come i maghi, i cartomanti, i fattucchieri. La differenza è che gli idoli ci legano a sé, ci rendono idoli-dipendenti, e noi ci impossessiamo di loro. Il vero Dio non ci trattiene né si lascia trattenere da noi: ci apre vie di novità e di libertà, perché Lui è Padre che è sempre con noi per farci crescere. Se tu incontri Gesù, se tu hai un incontro spirituale con Gesù, ricordati: devi tornare agli stessi luoghi di sempre, ma per un’altra via, con un altro stile. È così, è lo Spirito Santo, che Gesù ci dà, che ci cambia il cuore.

Chiediamo alla Vergine Santa che possiamo diventare testimoni di Cristo là dove siamo, con una vita nuova, trasformata dal suo amore.

(ANGELUS – Solennità dell'Epifania del Signore – Lunedì 06/01/2020)

 

CATECHESI SUGLI ATTI DEGLI APOSTOLI : «Non ci sarà alcuna perdita di vite umane in mezzo a voi» (At 27,22).

La prova del naufragio: tra la salvezza di Dio e l’ospitalità dei maltesi.

 

Il libro degli Atti degli Apostoli, nella parte finale, racconta che il Vangelo prosegue la sua corsa non solo per terra ma per mare, su una nave che conduce Paolo prigioniero da Cesarea verso Roma, nel cuore dell’Impero, perché si realizzi la parola del Risorto: «Di me sarete testimoni […] fino ai confini della terra» (At 1,8). Leggete il Libro degli Atti degli Apostoli e vedrete come il Vangelo, con la forza dello Spirito Santo, arriva a tutti i popoli, si fa universale. Prendetelo. Leggetelo.

La navigazione incontra fin dall’inizio condizioni sfavorevoli. Il viaggio si fa pericoloso. Paolo consiglia di non proseguire la navigazione, ma il centurione non gli dà credito e si affida al pilota e all’armatore. Il viaggio prosegue e si scatena un vento così furioso che l’equipaggio perde il controllo e lascia andare la nave alla deriva. Quando la morte sembra ormai prossima e la disperazione pervade tutti, Paolo interviene e rassicura i compagni dicendo quello che abbiamo ascoltato: «Mi si è presentato […] questa notte un angelo di quel Dio al quale io appartengo e che servo, e mi ha detto: “Non temere, Paolo; tu devi comparire davanti a Cesare, ed ecco, Dio ha voluto conservarti tutti i tuoi compagni di navigazione”» (At 27,23-24). Anche nella prova, Paolo non cessa di essere custode della vita degli altri e animatore della loro speranza. Luca ci mostra così che il disegno che guida Paolo verso Roma mette in salvo non solo l’Apostolo, ma anche i suoi compagni di viaggio, e il naufragio, da situazione di disgrazia, si muta in opportunità provvidenziale per l’annuncio del Vangelo. Al naufragio segue l’approdo sull’isola di Malta, i cui abitanti dimostrano una premurosa accoglienza. I maltesi sono bravi, sono miti, sono accoglienti già da quel tempo. Piove e fa freddo ed essi accendono un falò per assicurare ai naufraghi un po’ di calore e di sollievo. Anche qui Paolo, da vero discepolo di Cristo, si mette a servizio per alimentare il fuoco con alcuni rami. Durante queste operazioni viene morso da una vipera ma non subisce alcun danno: la gente, guardando questo, dice: “Ma questo dev’essere un grande malfattore perché si salva da un naufragio e finisce morso da una vipera!”. Aspettavano il momento che cadesse morto, ma non subisce alcun danno e viene scambiato addirittura – invece che per un malfattore – per una divinità. In realtà, quel beneficio viene dal Signore Risorto che lo assiste, secondo la promessa fatta prima di salire al cielo e rivolta ai credenti: «Prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno» (Mc 16,18). Dice la storia che da quel momento non ci sono vipere a Malta: questa è la benedizione di Dio per l’accoglienza di questo popolo tanto buono.

In effetti, il soggiorno a Malta diventa per Paolo l’occasione propizia per dare “carne” alla parola che annuncia ed esercitare così un ministero di compassione nella guarigione dei malati. E questa è una legge del Vangelo: quando un credente fa esperienza della salvezza non la trattiene per sé, ma la mette in circolo. «Il bene tende sempre a comunicarsi. Ogni esperienza di verità e di bellezza cerca per se stessa la sua espansione, e ogni persona che viva una profonda liberazione acquisisce maggiore sensibilità davanti alle necessità degli altri». Un cristiano “provato” può farsi di certo più vicino a chi soffre perché sa cosa è la sofferenza, e rendere il suo cuore aperto e sensibile alla solidarietà verso gli altri. Paolo ci insegna a vivere le prove stringendoci a Cristo, per maturare la «convinzione che Dio può agire in qualsiasi circostanza, anche in mezzo ad apparenti fallimenti» e la «certezza che chi si offre e si dona a Dio per amore, sicuramente sarà fecondo». L’amore è sempre fecondo, l’amore a Dio sempre è fecondo, e se tu ti lasci prendere dal Signore e tu ricevi i doni del Signore, questo ti consentirà di darli agli altri. Sempre va oltre l’amore a Dio.

Chiediamo oggi al Signore di aiutarci a vivere ogni prova sostenuti dall’energia della fede; e ad essere sensibili ai tanti naufraghi della storia che approdano esausti sulle nostre coste, perché anche noi sappiamo accoglierli con quell’amore fraterno che viene dall’incontro con Gesù. È questo che salva dal gelo dell’indifferenza e della disumanità. (UDIENZA GENERALE – 08/01/2020)

a cura di A. Panzera

 
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