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n°40 Sabato 12 Ottobre 2019 |
EDITORIALE
“Scendere dalla poltrona”
Durante la Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia, nel 2016, Papa Francesco ha invitato tutti giovani (non importa la nota anagrafica nella carta d’identità più importante è quella interiore) di non essere spettatori, magari pure critici, della realtà ma di scendere dalla comoda poltrona e mettere le mani in pasta diventando così protagonisti dei cambiamenti.
Varie volte mi è capitato di sentire persone tanto preoccupate per le sorti delle proprie parrocchie (e non mi riferisco solo a quelle Maddalenine). Tutti sanno indicare mancanze, punti deboli e cosa bisognerebbe fare per colmare eventuali lacune. Tutti seduti in poltrona e nessuno in trincea....
A giugno, a conclusione dell'ultima fase dei lavori in chiesa, ho scritto un editoriale che sottolineava che la vera sfida è quella di “ESSERE” una Chiesa bella e non solo di “AVERLA”. Rischiando di essere ripetitivo vorrei ricollegarmi ad un altro pensiero di Papa Francesco: “Siamo pietre vive o siamo, per così dire, pietre stanche, annoiate, indifferenti? Quanto è brutto vedere un cristiano stanco, annoiato, indifferente....Così non va bene! Dobbiamo essere vivi, gioiosi e fieri di essere cristiani. Dobbiamo vivere con entusiasmo il fatto di far parte del popolo di Dio che è la Chiesa. Dobbiamo aprirci all'azione dello Spirito Santo affinché possiamo diventare parte attiva e pietre vive delle nostre comunità. Troppo facile chiudersi in noi stessi supportati dal pensiero ricorrente: "non è compito mio”.
Siamo all’inizio del nuovo anno pastorale ed è il momento giusto per riproporre questo invito a voi tutti. In allegato a questo bollettino troverete una scheda “Pietre vive” dove vorrei che le persone che hanno a cuore le nostre comunità parrocchiali e le nostre chiese si facessero avanti in maniera concreta. Ci sono tante opzioni e possibilità per diventare parte attiva delle parrocchie.
La regola fondamentale del cristianesimo è quella dell’incarnazione: la Parola diventa vita quando è incarnata, solo così è concreta. Questa è la strada che ci ha aperto il Signore stesso. Il Verbo che si è fatto carne prima a Betlemme e poi in ogni luogo dove nasce e vive la sua Chiesa. Facciamola vivere nella nostra isola.
Don Andrea
Mandato missionario straordinario
Ottobre viene chiamato "mese missionario" per vari motivi: si apre con la memoria di S. Teresa del Bambin Gesù patrona delle missioni e viene celebrata la Giornata Mondiale Missionaria…
Papa Francesco, quest'anno, ha voluto sottolineare la dimensione missionaria della vita cristiana stabilendo ottobre 2019 come “mese missionario straordinario” con il tema “Battezzati e inviati”.
Il Papa invita a “superare la tentazione ricorrente che si nasconde dietro ogni introversione ecclesiale, ad ogni chiusura autoreferenziale nei propri confini sicuri, a ogni forma di pessimismo pastorale, ad ogni sterile nostalgia del passato, per aprirci invece alla novità gioiosa del Vangelo. Anche in questi nostri tempi, dilaniati dalle tragedie della guerra e insidiati dalla triste volontà di accentuare le differenze e fomentare gli scontri, la Buona Notizia […] sia portata a tutti con rinnovato ardore e infonda fiducia e speranza»
Nella nostra isola vogliamo accogliere questo invito del Papa domenica 20 ottobre quando sarà celebrata la Giornata Missionaria Mondiale. In questo giorno durante la S. Messa delle ore 18.00, nella chiesa di S. Maria Maddalena, i responsabili e i membri di tutti i gruppi parrocchiali riceveranno il mandato in maniera solenne.
Invito i gruppi di entrambe le comunità parrocchiali: Consigli Pastorali, Consigli degli Affari Economici, Catechiste, Educatori dell’Oratorio, Gruppo Giovani e Giovanissimi, Banda San Domenico Savio, Gruppo Teatrale, Cori, Gruppo Liturgico, Ministranti, Ministri Straordinari dell’Eucaristia, Adoratori del Santissimo Sacramento, Confraternita del Getsemani, Gruppo Santa Marta, Caritas, Sr.Nicoli, Focolarini, Gruppo di Preghiera Padre Pio, Gruppo Mariano, Gruppo Famiglie, Radio Arcipelago, Neocatecumenali, Cellule di Evangelizzazione, Missioni, Rinnovamento nello Spirito, Volontariato Vincenziano, Volontari Ospedalieri, C.A.V., A.M.A., Gruppo Socio Politico Cristiano, Oasi Serena e il Comitato delle Feste Patronali.
Solitamente il mandato veniva dato solo ai catechisti, quest’anno, invece, vogliamo prendere coscienza che la missione di annunciare il Vangelo è stata affidata a tutti discepoli di Cristo.
Vi aspetto.
Don Andrea
I FATTI DELLA SETTIMANA
■ Incontro di formazione per animatori a Moneta.
Domenica 6 ottobre alle ore 16 ha avuto luogo nell'oratorio di Moneta un incontro formativo per tutti gli educatori dell'oratorio, animatori, catechisti e responsabili dei vari gruppi presenti nelle nostre parrocchie. È stato don Valerio Baresi, che ormai conosciamo bene, a presiedere l'incontro e a farci ben comprendere qual è la funzione e il compito dell'animatore nello svolgimento del proprio servizio. Erano presenti anche i nostri sacerdoti, il parroco don Andrea Domanski e il vice parroco don Davide Mela. Don Valerio ha introdotto l'argomento illustrando i primi aspetti legati al gruppo e all'animazione del gruppo stesso: si può chiamare gruppo quando un insieme di persone s'incontrano per un obiettivo comune. Incontrarsi per approfondire vari argomenti di formazione, obiettivi educativi che riguardano le attività che si vogliono portare avanti. La cosa più importante per i gruppi è la consapevolezza di quello che si vuole fare insieme, cercando di organizzare le risorse e gli interventi necessari in merito alle attività da svolgere, proposte per processi formativi da vivere in ambiente sociale, culturale ed ecclesiale. Ha poi fatto partecipare i presenti a dei giochi, che in campo di animazione si chiamano dinamiche di gruppo, cioè esercizi psicologici. Abbiamo dunque costituito un piccolo laboratorio con vari giochi di gruppo per imparare a collaborare insieme a vivere come cristiani, stabilire legami e svolgere attività nelle quali si è protagonisti delle proposte. È stato per noi un incontro interessante e formativo: un'esperienza che ci ha arricchito di stimoli per sperimentare un nuovo stile di vita, di collaborazione tra i membri del gruppo e poter così insegnare ai giovani come vivere l'esperienza di gruppo per un itinerario di crescita e di cammino insieme.
Maria Vitiello
■ Formazione
Domenica 6 ottobre le catechiste e gli educatori dell’Oratorio si sono incontrati presso i locali di Moneta e guidati da don Valerio Baresi hanno affrontato in maniera interessata e animata la tematica su “La gestione dei gruppi”. La relazione di don Valerio è stata intervallata da domande, discussioni e laboratori da lui stesso guidati. Il tempo è volato in fretta, ma ci ha promesso che presto sarà di nuovo con noi per continuare sulla tematica “La dinamica dei gruppi”. Questi sono solo alcuni degli incontri formativi, tanti altri se ne stanno preparando per crescere come Oratorio e far in modo che la nostra azione educativa possa lasciare il segno. Ringraziamo don Valerio per la sua disponibilità e competenza e aspettiamo che sia presto di nuovo con noi per aiutarci in questo cammino di crescita a servizio dei più piccoli.
Don Davide
■ Pellegrinaggio in Austria, Polonia e Repubblica Ceca.
25 Settembre, siamo partiti per un pellegrinaggio che lascerà in ognuno di noi sensazioni indescrivibili.
Siamo un gruppo di 49 parrocchiani della nostra isola, ognuno con le proprie preghiere ed intenzioni da portare nel cuore.
La voglia di raggiungere posti nuovi, lontani da noi e dalle nostre abitudini, ci fa affrontare la prima lunga tappa con entusiasmo e l’arrivo a Tarvisio, ci da una sferzata di energia, sia per il fresco, sia per la bellezza del paesaggio alpino.
Si prosegue per Vienna, che ci accoglie tra i suoi palazzi maestosi facendoci rivivere la storia degli Asburgo e il mito della malinconica Sissi.
Poi Cracovia, affascinante città polacca, ci stupisce, tra le tante cose, con la bellezza del Santuario della Divina Misericordia e la nuova basilica dedicata a S. Giovanni Paolo II, dove è custodita la veste insanguinata che Papa Wojtyla indossava il giorno dell’attentato in piazza S.Pietro, il 13 Maggio 1981. Nella vicina Wadowice, suo paese natio, abbiamo potuto vedere la casa dove è nato e il fonte battesimale dove il piccolo Karol ha ricevuto il primo sacramento.
I nostri occhi colmi di tante bellezze, ben presto si veleranno di lacrime quando arriveremo ad Auschwitz e Birkenau. Lacrime incessanti che arrivano dal profondo dell’anima, uno strazio indescrivibile che, per quanto tu possa immaginare, non rende proprio così come camminare su quel terreno dove ogni passo è un offesa alla dignità di milioni di persone che lì sono stati trattati peggio delle bestie, dove ogni mattone rievoca il loro dolore e dove tutto odora di morte. Ti guardi intorno e ti vergogni di aver avuto tali criminali tra i tuoi simili. Mai dimenticare tutto ciò ed educare i nostri giovani al valore della vita, attraverso la conoscenza di questo orribile sterminio. Dio mio aiutaci sempre ad essere delle persone migliori, perché il male non abbia mai più il potere.
Con questa preghiera e con il cuore a pezzi ci allontaniamo, ma la mia mente è vicino ad una teca con il cappottino di un bambino e le sue scarpette. Niente cancellerà quell’immagine.
Sicuri di un po’ di conforto, passiamo da Czestochowa, dove la Nostra Signora ci accoglie con un caldo abbraccio consolatore.
Bellissimo il santuario della Madonna nera, dove abbiamo avuto il dono di assistere alla S.Messa, concelebrata dal nostro parroco Don Andrea e Don Jarek, che ci ha accompagnato in questo percorso.
Riprendiamo il viaggio e i tanti chilometri che ci separano da Praga, danno il modo di riflettere su tutto ciò che abbiamo visto. Arriviamo e devo dire, che la città merita veramente. Il palazzo reale, la maestosa cattedrale, ci fanno rimanerne a bocca aperta. Altrettanto suggestiva la chiesa del Gesù Bambino di Praga, dove possiamo offrire le nostre intenzioni inginocchiati davanti al Bambino Gesù.
Stanchi nel corpo, ma sicuramente arricchiti nello spirito, ci avviamo verso Innsbruck, ultima tappa del nostro pellegrinaggio. Tante soste, in cui possiamo godere anche momenti spensierati, condividere risate ed emozioni.
Certo che ne abbiamo fatta di strada, un po’ di malinconia ci prende, verso il porto di Livorno. Di sicuro ognuno di noi tornerà dai propri cari con la voglia di trasmettere loro, ancor di più, l’amore per la vita, grande dono che Dio ci ha dato.
Cinzia Lattanzi
“Siete dei cristiani antipatici?”
Nove consigli per “sopravvivere” e non sentirsi a disagio.
Ironica, provocatoria e molto interessante omelia di mons. Delpini, arcivescovo di Milano.
1. I cristiani antipatici Bisogna riconoscere che ci sono momenti in cui i cristiani sono antipatici: non fanno niente di male, eppure molti li guardano come fossero un fastidio, un disturbo; non vengono a imporre niente, ma già il fatto che esistano genera il pregiudizio che siano invadenti; i cristiani – come è ovvio – hanno una visione cristiana del mondo, dell’uomo, della donna, del matrimonio, dell’economia, della vita e della morte: questo li rende una presenza antipatica.
Ci sono cristiani che si sentono a disagio quando si sentono circondati dall’antipatia o addirittura dell’odio. Ma se hanno letto il vangelo, già sanno che devono aspettarselo. Dice infatti Gesù: sarete odiati da tutti a causa del mio nome (Lc 21, 17). Quando si sentono a disagio cercano di rimediare in diversi modi. Alcuni si chiudono, stanno tra di loro, frequentano solo persone che la pensano come loro. Altri si nascondono tra la folla, fanno finta di essere come tutti: pensano i pensieri altrui, dicono le parole che dicono tutti, cercano di rendersi simpatici cercando di non essere troppo evidentemente cristiani. Altri fanno senza parlare, compiono gesti di carità senza dichiarare che lo fanno perché cristiani: in questo modo vivono con coerenza ma evitano discussioni. Non evitano però l’antipatia.
2. Un manuale di sopravvivenza. Per essere d’aiuto ai cristiani che sono coscienti di essere antipatici, ma vogliono continuare a esserlo, con serenità e fierezza, offrendo la loro testimonianza con serenità e semplicità, ho pensato che si potrebbe scrivere un manuale per la sopravvivenza nei giorni dell’antipatia.
Si possono formulare alcuni capitoli di questo manuale che può essere di aiuto nell’anno scolastico, dentro e fuori la scuola.
1. Non mendicare simpatia, non venderti all’idolatria I cristiani vigilano per evitare di adeguarsi alle abitudini del tempo e quindi cercano di non lasciarsi sedurre dagli idoli, che sono costumi, pratiche di vita, risultati che chiedono sacrifici senza dare vantaggi: il denaro, il potere, il prestigio, la bellezza, ecc.
2. Se non percorri la via del sapere, ogni obiezione ti mette a tacere. Di fronte alle accuse, alle insinuazioni, ai luoghi comuni nel leggere la storia, i cristiani possono rispondere, se sanno come sono andate le cose e se sanno i contenuti e gli argomenti della dottrina cristiana.
3. Se impari la preghiera, sei sereno mattino e sera. I cristiani non sono cristiani perché portano un distintivo, ma perché hanno un rapporto vivo con Gesù: gli parlano, lo invocano, lo ascoltano. Cioè pregano. In questa preghiera si stabilisce un rapporto personale che sostiene in ogni situazione e rende perseveranti vincendo ogni tentazione.
4. In amicizia e compagnia ogni paura vola via. Da soli non si può andare avanti, non si può essere testimoni della fede che si professa. L’amicizia e l’appartenenza alla comunità danno energie, fiducia, intraprendenza e fantasia per perseverare in ogni situazione.
5. Ogni data situazione è ottima occasione. Di fronte a una situazione è possibile lamentarsi, è possibile rassegnarsi, è possibile arrabbiarsi. Ma il cristiano è convinto che in ogni situazione il dono dello Spirito Santo rende possibile dare testimonianza e vivere in coerenza.
6. Guarda lontano, per non finire nel pantano. La vita cristiana non è una vita parcheggiata, non è una vita seduta su un divano. Il cristiano guarda avanti con fiducia: vive nell’attesa della manifestazione del Regno. Sa che tutto passa e sarà distrutto, ma non quelli che vivono e muoiono nel Signore.
7. Ogni nemico può essere un fratello, ogni amico può essere un tranello. Le persone mostrano talora delle apparenze che nascondono una verità o una menzogna che non si può cogliere all’istante. Perciò anche nell’amicizia è necessario essere prudenti. Una persona ostile può cambiare atteggiamento; una persona amica può approfittare della fiducia e indurre al male.
8. Gesù ha dato a tutti salvezza e perdono, non giudicare: la vita è un dono. Lo sguardo sull’ambiente in cui viviamo non deve essere ispirato dal risentimento. Il mondo non corrisponde alle nostre aspettative, ma noi siamo chiamati a non giudicare, ma a condividere i sentimenti di Gesù per tutti e a considerarci chiamati a collaborare a dare acqua fresca a chi ha sete, prossimità vera a chi è solo, speranza a tutti.
9. Con il grazie comincia ogni mattino, con la gioia vivi ogni destino. L’amicizia con Gesù, la fraternità dentro la comunità, la stima di sé perché abbiamo ricevuto una vocazione santa sono motivi sufficienti per riassumere nella gratitudine ogni giornata e ogni condizione che ci è data da vivere.
■ Ringraziamo il Comitato festeggiamenti 250° anniversario della chiesa di Santa Maria Maddalena. Grazie al contributo donato all’Oratorio San Giovanni Bosco si è potuto installare un sistema di video sorveglianza per la sicurezza del locale e per le attività di tutti bambini e i ragazzi che vivono lo stesso. Grazie mille. Don Davide
Condoglianze ai famigliari di Rita Ortu, Gabriele Rinaldi, Edilio Barcelli, Maria Teresa Padua, Elio Plastina e Francesca Nonnis ved.De Angelis che sono tornati alla casa del Padre Celeste.

AVVISI
Parrocchia Agonia di N.S.G.C. - Moneta
1. Domenica 13 ottobre h.10.30 S. Messa a Stagnali.
h. 15.30 a Tegge festa interparrocchiale di inaugurazione dell’anno catechistico e oratoriale.
2. Domenica 20 ottobre – Giornata Missionaria Mondiale. Durante la S. Messa delle ore 18.00 il mandato a tutti membri dei gruppi parrocchiali (vedi articolo “Mandato Missionario straordinario”).
AVVISI
Parrocchia Santa Maria Maddalena
1. Domenica 13 ottobre h. 15.30 a Tegge festa interparrocchiale di inaugurazione dell’anno catechistico e oratoriale.
2. Martedì 15 ottobre memoria di S. Teresa d’Avila.
3. Venerdì 18 ottobre festa di San Luca evangelista, patrono dei medici.
4. Sabato 19 ottobre ritiro dei cresimandi.
5. Domenica 20 ottobre – Giornata Missionaria Mondiale. Durante la S. Messa delle ore 18.00 il mandato a tutti membri dei gruppi parrocchiali ( vedi articolo “Mandato Missionario straordinario”).
6. Domenica 27 ottobre h.11.00 la S. Messa presieduta da Mons. Sebastiano Sanguinetti con il conferimento del sacramento della cresima a 54 ragazzi delle nostre parrocchie.

M A G I S T E R O
“SIAMO SERVI INUTILI” È UN’ESPRESSIONE DI UMILTÀ
Il Vangelo di Lc 17,5-10 presenta il tema della fede, introdotto dalla domanda dei discepoli: «Accresci in noi la fede!». Una bella preghiera, che noi dovremmo pregare tanto durante la giornata: “Signore, accresci in me la fede!”. Gesù risponde con due immagini: il granellino di senape e il servo disponibile. «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sradicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe». Il gelso è un albero robusto, ben radicato nella terra e resistente ai venti. Gesù, dunque, vuole far capire che la fede, anche se piccola, può avere la forza di sradicare persino un gelso. E poi di trapiantarlo nel mare, che è una cosa ancora più improbabile: ma nulla è impossibile a chi ha fede, perché non si affida alle proprie forze, ma a Dio, che può tutto.
La fede paragonabile al granello di senape è una fede che non è superba e sicura di sé; non fa finta di essere quella di un grande credente facendo a volte delle figuracce! È una fede che nella sua umiltà sente un grande bisogno di Dio e nella piccolezza si abbandona con piena fiducia a Lui. È la fede che ci dà la capacità di guardare con speranza le vicende alterne della vita, che ci aiuta ad accettare anche le sconfitte, le sofferenze, nella consapevolezza che il male non ha mai, non avrà mai, l’ultima parola.
Come possiamo capire se abbiamo veramente fede, cioè se la nostra fede, pur minuscola, è genuina, pura, schietta? Ce lo spiega Gesù indicando qual è la misura della fede: il servizio. E lo fa con una parabola che al primo impatto risulta un po’ sconcertante, perché presenta la figura di un padrone prepotente e indifferente. Ma proprio questo modo di fare del padrone fa risaltare quello che è il vero centro della parabola, cioè l’atteggiamento di disponibilità del servo. Gesù vuole dire che così è l’uomo di fede nei confronti di Dio: si rimette completamente alla sua volontà, senza calcoli o pretese.
Questo atteggiamento verso Dio si riflette anche nel modo di comportarsi in comunità: si riflette nella gioia di essere al servizio gli uni degli altri, trovando già in questo la propria ricompensa e non nei riconoscimenti e nei guadagni che ne possono derivare. È ciò che insegna Gesù alla fine di questo racconto: «Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Servi inutili, cioè senza pretese di essere ringraziati, senza rivendicazioni. “Siamo servi inutili” è un’espressione di umiltà, disponibilità che tanto fa bene alla Chiesa e richiama l’atteggiamento giusto per operare in essa: il servizio umile, di cui ci ha dato l’esempio Gesù, lavando i piedi ai discepoli. (ANGELUS -Domenica 06/10/2019)
L’AMORE CHE LO SPIRITO SANTO HA POSTO IN NOI CI SPINGE ALL’ANNUNCIO DI GESÙ CRISTO
Noi affrontiamo la dimensione pastorale con cuore cristiano e guardiamo alla realtà dell’Amazzonia con occhi di discepolo per comprenderla e interpretarla con occhi di discepolo. E conosco anche quella di missionari, perché l’amore che lo Spirito Santo ha posto in noi ci spinge all’annuncio di Gesù Cristo; un annuncio — lo sappiamo tutti — che non va confuso con il proselitismo. Noi cerchiamo di affrontare la realtà dell’Amazzonia con questo cuore pastorale, con occhi di discepoli e di missionari, perché quello che ci preme è l’annuncio del Signore. E inoltre ci avviciniamo ai popoli amazzonici in punta di piedi, rispettando la loro storia, le loro culture, il loro stile del buon vivere nel senso etimologico della parola, non nel senso sociale che spesso attribuiamo loro, perché i popoli hanno una propria identità, tutti i popoli hanno una loro saggezza, una consapevolezza di sé, i popoli hanno un modo di sentire, un modo di vedere la realtà, una storia, un’ermeneutica e tendono a essere protagonisti della loro storia con queste cose, con queste qualità. E noi ci avviciniamo estranei a colonizzazioni ideologiche che distruggono o riducono le specificità dei popoli. Le colonizzazioni ideologiche oggi sono molto diffuse. E ci avviciniamo senza ansia imprenditoriale di proporre loro programmi preconfezionati, di “disciplinare” i popoli amazzonici, di disciplinare la loro storia, la loro cultura; ossia quest’ansia di “addomesticare” i popoli originari. Quando la Chiesa si è dimenticata di questo, cioè di come deve avvicinarsi a un popolo, non si è inculturata; è arrivata addirittura a disprezzare certi popoli. E quanti fallimenti di cui oggi ci rammarichiamo. Pensiamo a De Nobile in India, a Ricci in Cina e tanti altri. Il centralismo “omogeneizzante” e “omogeneizzatore” non ha lasciato emergere l’autenticità della cultura dei popoli.
Ieri mi è dispiaciuto molto sentire qui dentro un commento beffardo su quell’uomo pio che portava le offerte con le piume in testa. Ditemi: che differenza c’è tra il portare piume in testa e il “tricorno” che usano alcuni ufficiali dei nostri dicasteri?
Siamo venuti per contemplare, per comprendere, per servire i popoli. E lo facciamo percorrendo un cammino sinodale, lo facciamo in sinodo, non in tavole rotonde, non in conferenze e ulteriori discussioni: lo facciamo in sinodo, perché un sinodo non è un parlamento, non è un parlatorio, non è dimostrare chi ha più potere sui media e chi ha più potere nella rete, per imporre qualsiasi idea o qualsiasi piano.
Sinodo è camminare insieme sotto l’ispirazione e la guida dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo è l’attore principale del sinodo. Per favore non lo scacciamo dalla sala. E ora camminiamo sotto la guida dello Spirito Santo. Ora dobbiamo consentire allo Spirito Santo di esprimersi in questa assemblea, di esprimersi tra noi, di esprimersi con noi, attraverso di noi, di esprimersi “nonostante” noi, nonostante le nostre resistenze, che è normale che ci siano, perché la vita del cristiano è così.
Quindi, quale sarà il nostro lavoro, qui, per assicurare che questa presenza dello Spirito Santo sia feconda? Prima di tutto, pregare. Fratelli e sorelle, vi chiedo di pregare, molto. Riflettere, dialogare, ascoltare con umiltà, sapendo che io non so tutto. E parlare con coraggio, con parresìa, anche se mi vergognerò a farlo, dire quello che sento, discernere, e tutto questo qui dentro, custodendo la fraternità che deve esistere qui dentro, per favorire questo atteggiamento di riflessione, preghiera, discernimento, di ascoltare con umiltà e parlare con coraggio.
(Saluto all'apertura dei lavori dell'Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per la Regione Panamazzonica sul tema “NUOVI CAMMINI PER LA CHIESA E PER UNA ECOLOGIA INTEGRALE”- Lunedì, 7 ottobre 2019)
CATECHESI SUGLI ATTI DEGLI APOSTOLI - «Lo strumento che ho scelto per me» (At 9,15). Saulo, da persecutore ad evangelizzatore.
A partire dall’episodio della lapidazione di Stefano, compare una figura che, accanto a quella di Pietro, è la più presente ed incisiva negli Atti degli Apostoli: quella di «un giovane, chiamato Saulo» (At 7,58). È descritto all’inizio come uno che approva la morte di Stefano e vuole distruggere la Chiesa; ma poi diventerà lo strumento scelto da Dio per annunciare il Vangelo alle genti.
Con l’autorizzazione del sommo sacerdote, Saulo dà la caccia ai cristiani e li cattura. Voi, che venite da alcuni popoli che sono stati perseguitati dalle dittature, voi capite bene cosa significa dare la caccia alla gente e catturarla. Così faceva Saulo. E questo lo fa pensando di servire la Legge del Signore. Dice Luca che Saulo “spirava” «minacce e stragi contro i discepoli del Signore»: in lui c’è un soffio che sa di morte, non di vita.
Il giovane Saulo è ritratto come un intransigente, cioè uno che manifesta intolleranza verso chi la pensa diversamente da sé, assolutizza la propria identità politica o religiosa e riduce l’altro a potenziale nemico da combattere. Un ideologo. In Saulo la religione si era trasformata in ideologia: ideologia religiosa, ideologia sociale, ideologia politica. Solo dopo essere stato trasformato da Cristo, allora insegnerà che la vera battaglia «non è contro la carne e il sangue, ma contro […] i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male». Insegnerà che non si devono combattere le persone, ma il male che ispira le loro azioni. La condizione rabbiosa – perché Saulo era rabbioso – e conflittuale di Saulo invita ciascuno a interrogarsi: come vivo la mia vita di fede? Vado incontro agli altri oppure sono contro gli altri? Appartengo alla Chiesa universale (buoni e cattivi, tutti) oppure ho una ideologia selettiva? Adoro Dio o adoro le formulazioni dogmatiche? Com’è la mia vita religiosa? La fede in Dio che professo mi rende amichevole oppure ostile verso chi è diverso da me? Luca racconta che, mentre Saulo è tutto intento ad estirpare la comunità cristiana, il Signore è sulle sue tracce per toccargli il cuore e convertirlo a sé. È il metodo del Signore: tocca il cuore. Il Risorto prende l’iniziativa e si manifesta a Saulo sulla via di Damasco, evento che viene narrato per ben tre volte nel Libro degli Atti. Attraverso il binomio «luce» e «voce», tipico delle teofanie, il Risorto appare a Saulo e gli chiede conto della sua furia fratricida: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Qui il Risorto manifesta il suo essere una cosa sola con quanti credono in Lui: colpire un membro della Chiesa è colpire Cristo stesso! Anche coloro che sono ideologi perché vogliono la “purità” – tra virgolette – della Chiesa, colpiscono Cristo.
La voce di Gesù dice a Saulo: «Alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». Una volta in piedi, però, Saulo non vede più nulla, è diventato cieco, e da uomo forte, autorevole e indipendente diventa debole, bisognoso e dipendente dagli altri, perché non vede. La luce di Cristo lo ha abbagliato e reso cieco: «Appare così anche esteriormente ciò che era la sua realtà interiore, la sua cecità nei confronti della verità, della luce che è Cristo». Da questo “corpo a corpo” tra Saulo e il Risorto prende il via una trasformazione che mostra la “pasqua personale” di Saulo, il suo passaggio dalla morte alla vita: ciò che prima era gloria diventa «spazzatura» da rigettare per acquistare il vero guadagno che è Cristo e la vita in Lui. Paolo riceve il Battesimo. Il Battesimo segna così per Saulo, come per ciascuno di noi, l’inizio di una vita nuova, ed è accompagnato da uno sguardo nuovo su Dio, su sé stesso e sugli altri, che da nemici diventano ormai fratelli in Cristo.
(UDIENZA GENERALE – Mercoledì 09/10/2019) a cura di A. Panzera
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